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Ma come fanno gli operai. Precarietà, solitudine, sfruttamento. Reportage da una classe fantasma
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Ma come fanno gli operai. Precarietà, solitudine, sfruttamento. Reportage da una classe fantasma - Loris Campetti - copertina
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Ma come fanno gli operai. Precarietà, solitudine, sfruttamento. Reportage da una classe fantasma

Descrizione


Colpiti dalla crisi e dalle politiche liberiste, privi di rappresentanza partitica e con un sindacato inadeguato, gli operai sono soli. Ai loro occhi la sinistra è responsabile dell'attacco ai diritti: cancellazione dell'articolo 18, assalto alle pensioni, jobs act e precarietà. Nelle urne, sempre più deserte, arriva il loro voto di vendetta: gli operai tradiscono la sinistra. O è piuttosto vero il contrario? A questo quadro si aggiunge la crisi della solidarietà tra lavoratori, perché la perdita della speranza in un cambiamento apre la strada all'individualismo, che rischia di alimentare una guerra tra poveri: l'avversario non è più chi comanda, bensì chi sta più in basso ed è più debole. Ne sanno qualcosa gli immigrati. Questo libro è un reportage sul cambiamento culturale dei lavoratori, un viaggio nelle grandi fabbriche, quelle in crisi e quelle con il vento in poppa, dalla Luxottica alla Fincantieri, dalla Brembo alla Beretta, dall'Agusta all'Aermacchi, dalla Maserati all'ex Pininfarina, a cui si affiancano puntate nella logistica e nei servizi. Parlano i ragazzi di Foodora che ci portano la cena a casa, arruolati con un sms e pagati a cottimo, e i dipendenti delle Coop reggiane finite in tribunale. Campetti traccia una lucida analisi politica e conduce un'indagine nella classe tradizionalmente spina dorsale della sinistra e che ora - forse - non esiste più.
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Dettagli

2018
8 febbraio 2018
158 p., Brossura
9788862668248

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alida airaghi
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In questa interessante inchiesta sulla condizione operaia nelle fabbriche del Nord Italia, Loris Campetti indaga le ragioni che hanno portato i lavoratori dell’industria non solo a una indubbia precarietà occupazionale ed economica, ma anche a una marginalizzazione del loro ruolo culturale, sia nella società sia all’interno dei partiti che tradizionalmente li rappresentavano. Campetti ha raccolto decine di testimonianze tra giovani e meno giovani, specializzati e generici, rassegnati o rabbiosi, in stabilimenti in crisi come in aziende modello e competitive, evidenziando come il disagio dei salariati stia aumentando a livello individuale e collettivo. Pur nella differenza dei casi citati, appare simile la situazione economica di tutti gli intervistati: uno stipendio mensile che si aggira dai 1300 ai 1800 euro, un premio di produzione annuale che in genere non supera i 5000 euro, nessuna copertura sanitaria, scarse possibilità di carriera, pressanti richieste di mobilità all’interno dei reparti. Comune è anche la disposizione ideologica, molto critica nei riguardi della politica renziana e del PD, rancorosa verso il jobs act, la riforma Fornero, la cancellazione dell’articolo 18; propensa invece alla novità rappresentata dal M5S, e sensibile all’insofferenza leghista per l’immigrazione. Si avverte tra i lavoratori un’omologazione al pensiero dominante, un individualismo crescente e il venire meno della solidarietà di categoria: il compagno di squadra viene spesso percepito come un minaccioso rivale, l’extracomunitario come un corpo estraneo eccessivamente tutelato. Il sindacato è vissuto in genere come un apparato burocratico indifferente ai reali bisogni degli operai, proiettato invece verso la negoziazione politica e parlamentare, con l’unica eccezione per l’agire concreto e fattivo della Fiom. Il volume si conclude con alcune considerazioni amare e perplesse sul mondo del lavoro così come si presenta oggi, e sulle sue prospettive future.

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