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Una manciata di more - Ignazio Silone - copertina
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Una manciata di more - Ignazio Silone - copertina

Descrizione


Una contrada fuori mano dell'Italia meridionale. I mutamenti politici, l'indomani dell'ultima guerra, vi acquistano un'evidenza esemplare, suscitando le medesime illusioni e paure che altrove. Ma dopo tutto, dice Silone, le relazioni fra gli uomini rimasero le antiche. Contadini e pastori, vecchi proprietari in concorrenza con gli arricchiti del mercato nero, funzionari dei nuovi apparati e, fra gli altri, un gruppo di uomini onesti, di varia origine e formazione, restii a falsificare in termini di potere e di sopraffazione la loro spontaneità umana, a tradire i propri moti di istintiva solidarietà. Ne nasce un tono patetico, commosso e, in fin dei conti, schiettamente utopistico. Benché la persecuzione finisca per prevalere, nella narrazione la speranza si salva, grazie a una risorsa che unisce alla concretezza dell'umile fatto di cronaca il valore del mito.
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Dettagli

2
2018
Tascabile
19 aprile 2018
272 p., Brossura
9788804701668

Valutazioni e recensioni

4/5
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rigus68
Recensioni: 4/5
Anche una manciata di more può dare felicità

La cittadina in cui vive l’ingegner Rocco de Donatis (nei pressi di Sulmona) è stata pesantemente bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale e il Monastero di S. Chiara, il carcere di S. Rufino e il Collegio dei Gesuiti parzialmente distrutti. Il romanzo è ambientato in epoca fascista, in cui Rocco è stato comandante partigiano. Molti abitanti vivono al Casale, sito in collina, che aderisce al movimento comunista russo. Quivi compare Rocco, seguito dall’amante Stella, entrambi rasati a zero. Alla base del racconto c’è una tromba misteriosa che chiamava i cafoni a raccolta in eventi drammatici (i carabinieri cercheranno invano di sequestrarla). Ora la tromba è scomparsa ma riapparirà alla fine del romanzo. Nel racconto compare un personaggio, Martino, che tiene in mano una manciata di more (che darà il titolo al romanzo). Rocco è cresciuto in una famiglia povera (a 16 anni le prime scarpe, a 18 anni il primo vestito). C’è una rivolta dei contadini che vogliono l’esproprio legale di appezzamenti di terreni dei latifondisti per occuparli stabilmente. Il partito comunista li appoggia. Finale sereno: Stella e Rocco convivranno more uxorio. Valido romanzo, a tinte forti, che inneggia alla lotta contro il fascismo (e il suo ventennio di soprusi e oscurantismo) e alla libertà e autodeterminazione dei popoli.

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 4/5

Questo romanzo, parafrasando in parte il titolo di una più fortunata opera successiva dell’autore, avrebbe potuto meglio essere intitolato L’avventura di un disilluso comunista. Che Ignazio Silone sia stato un cristiano senza chiesa e un socialista senza partito penso sia ormai incontrovertibile, così come appare forse incontestabile che dalla sua innata religiosità promani un’aspirazione politica a un mondo senz’altro più sociale, in cui le comuni identità non soffochino la spiritualità di ognuno. Questi contrasti nell’impossibilità per l’autore di trovare un partito in cui identificarsi finiscono per incernierare questo racconto ambientato nell’immediato dopo guerra nella sua Marsica, terra ricca di miseria, con piccoli borghi in collina e montagna, caratterizzata da ampie foreste in cui trovano rifugio i lupi. Non sto ad anticipare nulla della trama, peraltro non semplice, limitandomi a evidenziare i caratteri salienti dell’opera che è un’evidente denuncia dei comportamenti non certo canonici del Partito Comunista Italiano in quel periodo, un’istituzione rifugio, ma anche fonte di lucrose opportunità per gli ex fascisti che avevano l’impellente bisogno di cancellare il passato, rifacendosi una nuova verginità. In contrapposizione vi è invece la profonda delusione di chi credeva in un mondo diverso e più equo, grazie a un’idea di comunismo associata a uno stampo egalitario e di giustizia che mai si ebbe poi a concretizzare. Il partito diventa così un apparato per imporre ai suoi accoliti una cieca obbedienza, per far credere che solo con la supina accettazione delle direttive sarà possibile raggiungere quegli scopi, quegli ideali che non tarderanno a rivelarsi chimerici. Una manciata di more è un bel libro, non bellissimo, perché Silone ne ha scritti di migliori, come Fontamara e Il seme sotto la neve, ma è comunque senz’altro meritevole di lettura.

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Ignazio Silone

1900, Pescina

Ignazio Silone, pseudonimo di Secondo Tranquilli, è stato scrittore, politico e uno degli intellettuali italiani più conosciuti e letti in Europa e nel mondo. Il suo romanzo più celebre è Fontamara.Durante l'infanzia una tragedia segna la sua vita: la perdita del padre e di cinque fratelli durante il terribile terremoto che scosse la Marsica nel 1915. Rimasto orfano interrompe gli studi liceali e si dedica all'attività politica, iniziando la lotta contro la guerra e appoggiando il movimento operaio rivoluzionario.Prende parte alle proteste contro l'entrata in guerra dell'Italia nella prima guerra mondiale e per questo viene processato. A Roma, finita la guerra, entra a far parte della Gioventù socialista, opponendosi al fascismo.Nel frattempo...

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