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Interessante racconto di guerra,il protagonista è un poco "ganassa" ma il racconto scorre bene con particolari che descrivono come si viveva in quella vita di trincea. Leggerò ancora qualcosa dell'autore.
Una Memoria particolare e anarchica del Primo Conflitto Mondiale, una scrittura fluente e recisa allo stesso tempo. Che grande libro, quello di Cendrars! Le bestemmie e le imprecazioni in "argot" caratterizzano tutti i suoi compagni d'arme, compresi i due valdostani di Cogne che hanno scelto la guerra come via di fuga. Ogni commilitone ci viene tratteggiato con la sapienza del grande scrittore. Consigliatissimo.
Bel romanzo autobiografico sulla prima guerra mondiale: la vita in trincea, la precarietà dell’esistenza dei soldati al fronte. Bellissima prosa per descrivere l’assurdità della guerra, e lo stesso autore non ne faceva mistero parlando anche con i suoi superiori, cosa che, insieme ad altre intemperanze del suo comportamento gli è costato non pochi problemi al fronte. Molti capitoli del libro sono dedicati a singoli compagni d’armi di Cendrars che poi sono morti o che poi lui ha ritrovato a distanza di molti anni. Uno degli ultimi capitoletti è dedicato poi a tutti quelle persone sconosciute ma che non hanno avuto una sorte molti diversa di quella dei compagni dell’autore ma di cui non sono state narrate le gesta. Cendrars ha inoltre visto la guerra da una posizione un po’ particolare, lui infatti era arruolato nella Legione Straniera e quindi, pur essendo militare, non faceva parte dell’esercito “regolare” francese, e quindi dovevano sempre dimostrare qualcosa più degli altri. Bellissima testimonianza che vale la pena assolutamente di leggere.
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