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Ci sarebbe tantissimo da commentare. Prendiamo la frase scritta sulla porta della cucina dell’Oracolo (G. Foster): “Temet nosce” (“CONOSCI TE STESSO”). Si tramanda che tale massima fosse iscritta nel tempio di Apollo a Delfi e che stesse ad intimare agli uomini, come in Eschilo (Prometeo incatenato) e in Omero (Iliade), di riconoscere i propri limiti e la propria condizione mortale. Ma non è questa l’accezione con cui è inserita nella pellicola. Penso che gli sceneggiatori l’abbiano impiegata facendo riferimento alla concezione, in un certo senso ribaltata, di Platone e poi neoplatonica, cioè di "RICONOSCI IL DIVINO CHE E’ IN TE". Il neoplatonismo ha numerosi punti di contatto con la Gnosi e, a riprova di ciò, sia qui sufficiente menzionare parte della preghiera, tramandataci da Sant’Ireneo, attraverso la quale la setta gnostica dei marcosiani pensava che lo spirito liberato scongiurasse il demiurgo e le sue potenze: “…IO HO CONOSCIUTO ME STESSO: IO SO DI DOVE VENGO…”. Secondo la Gnosi, il mondo in cui viviamo non sarebbe se non la contraffazione, la copia maldestra, imperfetta, materiale, peritura, perversa, di un universo superiore, non sospettato dagli uomini, gerarchicamente ordinato con ogni perfezione nell’immateriale e nell’atemporale. Il protagonista Neo (K. Reves), secondo me, è qui visto come un “nuovo astro”, un “Salvatore”, disceso attraverso le sfere come arconte e che verrà rivestito da tutta la sua gloria. Il suo vero antagonista è il traditore Cypher (J. Pantoliano), rappresentante dei nemici della "Gnosi", il quale, preferendo vivere la realtà che gli è data, afferma che “l’ignoranza è un bene”. Il filosofo Voegelin vedeva nella modernità l’affermazione dei principi gnostici (il nichilismo ne sarebbe un chiaro elemento), Jonas era convinto che l’esistenzialismo ne incarnasse i tratti peculiari. Che questo film ne rappresenti, forse, un suo confuso “manifesto propagandistico" per il nostro sciagurato tempo?
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