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La mente non funziona così. La portata e i limiti della psicologia computazionale - Jerry A. Fodor - copertina
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La mente non funziona così. La portata e i limiti della psicologia computazionale
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Descrizione


In questo libro Fodor esamina lo stato delle odierne scienze della mente. E le conclusioni cui perviene sono radicali: contro la retorica ottimistica di chi sostiene che la scienza cognitiva sarebbe ormai in grado di svelarci "come funziona la mente" (riferimento a un fortunato libro di Steven Pinker), Fodor argomenta che "la mente non funziona così". La realtà nuda e cruda, a suo giudizio, è che in relazione ad alcuni fenomeni mentali la scienza cognitiva ha cominciato solo ora a muovere i primi passi, mentre in relazione ad altri brancola nel buio più totale. Per dimostrare la sua tesi Fodor focalizza l'attenzione sul programma di ricerca noto come psicologia evoluzionista e offre un'istantanea dei più recenti sviluppi in scienza cognitiva.
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Dettagli

2004
Tascabile
16 settembre 2004
XI-145 p., Brossura
9788842074274

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La teoria computazionale spiega in maniera semplice ed elegante come le attitudini proposizionali abbiano origine nella nostra mente (sono le rappresentazioni che la mente produce del mondo) e come esse influiscano sul nostro comportamento (il comportamento e' il risultato di un calcolo eseguito proprio su quelle rappresentazioni). Fra tutti i tipi di calcolo possibili, l'inferenza logica sarebbe stata prescelta dalla natura in quanto la migliore per generare un comportamento che ci consenta di sopravvivere. La teoria di Fodor e' un'estensione delle idee di Chomsky: se le frasi che un individuo e' in grado di produrre (la sua "competenza") sono infinitamente superiori alle frasi che quell'individuo pronuncera' durante la sua esistenza (la sua "performance"), vuol dire che esiste una struttura portante del linguaggio grazie alla quale si e' in grado di parlare e capire qualunque frase. Questa struttura e' una "grammatica universale" comune a tutti: ciascuno, poi, impara una delle sintassi di superficie disponibili (italiano, inglese, spagnolo, etc). Non diversamente, Marr sostiene che l'apparato visivo faccia uso di informazioni innate per decifrare i segnali di luce che percepiamo dal mondo; altrimenti quei segnali sono talmente ambigui che non potremmo mai inferire com'e' fatto il mondo. Secondo Marr l'elaborazione dei dati percettivi avviene grazie ad appositi "moduli", ciascuno specializzato in qualche funzione, che sono controllati da un modulo centrale. Secondo Chomsky, Marr e Fodor, pertanto, il cervello contiene rappresentazioni semantiche (in particolare una grammatica) che sono innate e universali (ovvero di natura biologica, sotto forma di "moduli" che si attivano automaticamente) e tutti i concetti sono decomponibili in tali rappresentazioni semantiche. L'elaborazione di tali rappresentazioni semantiche e' puramente sintattica.

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Recensioni: 3/5

La teoria computazionale della mente di Fodor assume che la mente possa essere assimilata a un calcolatore capace di immagazzinare ed elaborare simboli. Il paradigma delle attitudini proposizionali puo' allora essere realizzato immaginando che una memoria di simboli sia assegnata a ogni possibile attitudine ("speranza", "desiderio", "timore", etc) e che ogni simbolo corrisponda a una delle possibili proposizioni: una particolare proposizione incasellata in una particolare attitudine costituisce allora una ben precisa attitudine proposizionale. Ogni simbolo e' una "rappresentazione mentale" e la mente e' dotata di un insieme di regole per operare sulle rappresentazioni. La vita cognitiva, il pensiero, e' la trasformazione di queste rappresentazioni. Tali rappresentazioni mentali costituiscono un "linguaggio della mente", che Fodor battezza "mentalese". Che esista un linguaggio interno alla mente Fodor lo deduce da tre fenomeni: il comportamento razionale (la capacita', cioe', di calcolare le conseguenze di un'azione), l'apprendimento di concetti (la capacita' di formare e verificare un'ipotesi) e la percezione (la capacita' di riconoscere un oggetto o un evento). Tutti questi fenomeni non sarebbero possibili se l'agente non potesse rappresentare a se stesso gli elementi del problema. Che questo linguaggio non possa essere una delle lingue a cui siamo abituati e' dimostrato a sua volta da due fatti: primo, anche altri animali, incapaci di parlare, esibiscono facolta' cognitive simili alle nostre; lo stesso atto di imparare a parlare una lingua richiede l'esistenza di un linguaggio interno di rappresentazione. Nello schema di Fodor la mente manipola simboli senza sapere cosa quei simboli rappresentino (ovvero in maniera puramente sintattica: la rappresentazione non determina se e a quale oggetto ci si riferisca). Il comportamento e' dovuto esclusivamente alle strutture interne della mente, non a cio' che quelle strutture rappresentano.

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Jerry A. Fodor

1935, New York

Jerry Fodor (New York, 1935) è professore di Filosofia del linguaggio e Scienza cognitiva alla Rutgers University. È l’esponente di maggior spicco del cosiddetto “funzionalismo”. Fodor sostiene la tesi della modularità della mente e del linguaggio, secondo la quale il modulo del linguaggio sarebbe innato e l’apprendimento non sarebbe altro che “conferma di ipotesi”. Tra i suoi libri tradotti in italiano: La mente modulare. Saggio di psicologia delle facoltà (il Mulino, 1999), Mente e linguaggio (Laterza, 2003) e Gli errori di Darwin (con Massimo Piattelli Palmarini; Feltrinelli, 2012).

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