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Fattacci. Il racconto di quattro delitti italiani
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Fattacci. Il racconto di quattro delitti italiani - Vincenzo Cerami - copertina
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Fattacci. Il racconto di quattro delitti italiani

Descrizione


Cerami ci conduce in un «viaggio nella sporcizia prodotta dall'Italia borghese del dopoguerra», per farci scoprire che a tutti può toccare in sorte di aprire la porta a un assassino insospettabile, specie se ci somiglia.

«Vincenzo Cerami è stata la figura più importante della mia formazione, umana e letteraria»dalla prefazione di Sandro Veronesi

«La bravura di Cerami consiste nel cogliere l'interiore mediocrità di questa tendenza insopprimibile dell'orrore, non rinunciando neanche, quand'è il caso, a colorire di grottesco e persino di ridicolo i fatti più terribili»Alberto Asor Rosa, la Repubblica

Fino a che punto le disavventure che ci capitano le abbiamo cercate? Basta uno stupido scambio di persona o un piccolo gesto dissennato per trovarsi di colpo in un giallo o per finire in prigione tra violentatori e despoti. È quanto racconta in questi fattacci di sangue Vincenzo Cerami: quattro delitti famosi realmente avvenuti nella seconda metà del Novecento, accomunati da un'evidente quanto inconsapevole complicità tra vittime e carnefici e consumati da personaggi che si possono incontrare sotto casa, tutte persone – fino al giorno prima – perbene. Indagando su questa attrazione inconscia del male, Cerami ci conduce in un «viaggio nella sporcizia prodotta dall'Italia borghese del dopoguerra», per farci scoprire che a tutti può toccare in sorte di aprire la porta a un assassino insospettabile, specie se ci somiglia. E spesso è solo il caso a non farcelo incontrare. Prefazione di Sandro Veronesi.

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Dettagli

2020
Tascabile
12 marzo 2020
252 p., Brossura
9788811677574

Valutazioni e recensioni

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Pino Chisari
Recensioni: 2/5

Discutibile ricostruzione di fatti di cronaca con la malcelata intenzione di "fare letteratura". Soprattutto l'ultima, quella dei Marchesi Casati, par quasi ridotta ad una storia di (peraltro improbabile) amore, pure abbastanza diversa da altre ricostruzioni trovate in rete e riportate dai giornali d'epoca.

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ant
Recensioni: 3/5

In queste tragedie descritte da Cerami, come movente c'è sempre una profonda timidezza ed emarginazione degli assassini, sembra quasi giustificarli per le loro malefatte e nel mio caso quasi ci riesce, però certe morali per la comunità fanno male!

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Marco
Recensioni: 5/5

Grande libro, una rilettura minuziosa di quattro storie dopo i necessari anni di sedimentazione. Due di queste sono romane, e ne avevo il ricordo. Oggi ne so di più, leggendole col piacere di quando leggo un giallo di fiction. L'ho consigliato molto in giro.

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Voce della critica

"Ma perché una persona tranquilla dovrebbe essere tentata dalla tragedia? Questo mistero rimane lì, come un monolito, compatto e insondabile."

La parte narrativa del libro è preceduta da una decina di pagine di prefazione dell'autore: non saltatele. Sono indispensabili per comprendere le motivazioni che hanno portato Cerami a realizzare questo testo, basato su narrazioni apparse tempo fa sul quotidiano romano "Il Messaggero". Non si tratta di semplici storie, ma di veri e propri scandagli che affondano in una parte dell'animo umano difficilmente visibile, spesso totalmente nascosta, ma che può affiorare all'improvviso, senza lanciare segni premonitori di sorta.

Quattro storie prese dalla cronaca e riportate sulla pagina come racconti veristi, come romanzi pulp, come fredde immagini di "nera".

Si esordisce con la Magliana de "La vendetta del canaro", drammatica storia in cui l'assassino uccide un ex pugile, classico bullo di quartiere, in modo talmente feroce, spinto da uno spirito di vendetta covato da anni, da non trovare simili delitti sui manuali di criminologia. In uno scenario di degrado ambientale, civile, morale si svolge una vicenda esemplare come può esserlo un omicidio maturato in un luogo senza speranza, in una parte di Roma talmente differente dagli storici quartieri dei palazzi signorili, dei monumenti, dei musei e delle vestigia antiche, da non parere nemmeno Roma, da non sembrare neppure una città occidentale, fuori addirittura dal Ventesimo secolo. E il processo, la condanna, la pena (24 anni e dieci mesi di reclusione) sono solo elementi secondari, non scalfiscono la sicurezza con la quale l'assassino ripete di non essere pentito per quello che viene considerato il delitto "più crudele in tutta la storia della criminalità italiana".

Altro sfondo per la seconda storia, le cui quinte, tuttavia non si discostano molto da quelle che accompagnavano il macabro spettacolo dell'omicidio precedente. Disagio, ignoranza, mancanza di affetto, di una solida famiglia, di danaro... infinite le cause che si sommano e portano all'evolversi di un rapporto tra tre persone, due ragazzi (Samantha e Armando) e un adulto cui la vita ha regalato infelicità e solitudine con la sua menomazione fisica: il nanismo. Quando questa infelicità si trasforma in rancore verso la società e gli altri, in vendetta vissuta sotto forma di plagio di personalità modeste, come quella di Armando (a cui tuttavia lo lega anche un affetto morboso, un rapporto difficile e complesso), può portare molto in là, fino alla morte.

La stessa morte che si nasconde dietro la facciata di una semplice, borghese storia di coppie e tradimenti: la morte di Carla Gruber, profuga di origine jugoslava, moglie e madre di tre figlie, innamorata perdutamente di un amico di famiglia, Luciano Luberti, a sua volta sposato, battezzato durante la guerra "il boia di Albenga". Luberti nel dopoguerra aveva subito una condanna all'ergastolo per le atrocità commesse, ma varie manovre giuridiche trasformarono la condanna di fatto in libertà.

Carla se ne innamora e scappa con lui per vivere in un appartamento al Portuense, dove verrà trovata dalla polizia cadavere, uccisa con un colpo di pistola. Il proseguo delle indagini rivela una situazione ancor più complessa in cui si inseriscono altri amanti, altre sconcertanti verità e ipotesi legate persino alla strage di piazza Fontana e alla morte di Armando Calzolari. Ma "in Italia è forse più facile arrivare alle verità misteriose di una psiche che a quelle delle trame politiche e delle stragi". La fine della storia vede Luberti, militante del Fronte Nazionale, condannato all'internamento per due anni nel manicomio di Aversa essendo affetto da paranoia e non potendo quindi essere processato per un omicidio commesso in stato di malattia. "Una nota a piè pagina è comunque indispensabile: il professor Aldo Semerari, il principale dei periti, altri non era che il famoso criminologo fascista che più tardi morirà a Napoli". E di Luciano Luberti, ormai libero da molti anni, non si sa più nulla.

Ben altro sfondo, differenti motivazioni e minori giustificazioni di carattere sociale, rispetto particolarmente alle prime due vicende, accompagnano la drammatica storia che chiude il volume. La storia di un matrimonio idilliaco, una situazione apparentemente dorata e privilegiata, una di quelle realtà che suscitano l'invidia e la curiosità dei lettori di rotocalchi rosa. La storia di una cenerentola, Anna Fallarino, bellissima ma non ricca, che scala lentamente la piramide sociale sino al matrimonio col marchese Camillo Casati Stampa di Soncino. Ma non vissero sempre felici e contenti, perché dietro questa invidiabile facciata si nascondeva una difficoltà di rapporto espressa dalla ricerca di emozioni sessuali molto diverse dal comune. Forse, tuttavia, così sarebbe andato avanti il rapporto, con gli amanti di lei procurati da lui, se Anna non si fosse un giorno scelta personalmente un altro uomo, facendo scattare non più l'eccitazione, ma la gelosia del marito. Sino alla strage.

Un così breve riassunto delle vicende può solo indicare quali siano le tematiche affrontate nel lavoro di Cerami, ma non può sottolineare la sua grande capacità di sintesi, di narrazione e l'affresco di una società strisciante nelle periferie come nei quartieri alti, fatta da un'umanità infelice e insoddisfatta, vessata e vendicativa. Per conoscerla bisogna leggere Fattacci.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Vincenzo Cerami

1940, Roma

Allievo di Pier Paolo Pasolini nella scuola media di Ciampino dove lo scrittore friulano insegnava lettere – “se non lo avessi incontrato la mia vita sarebbe stata diversa” – da lui ha imparato “la passione e la curiosità per il mondo”; ha successivamente lavorato con lui come aiuto regista per Comizi d’amore, Uccellacci e uccellini e l’episodio Le streghe del film La terra vista dalla Luna.Amico fraterno di Roberto Benigni, Cerami ha collaborato con l’attore toscano per molti anni e a tanti progetti, arrivando a vincere il Premio Oscar con La vita è bella. “Benigni è un genio fragile, penso che uno dei miei compiti sia proteggerlo”.Frequentatore di ambienti internazionali, ha sposato in prime nozze la bellissima...

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