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Mia lingua italiana. Per i 150 anni dell'unità nazionale
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Mia lingua italiana. Per i 150 anni dell'unità nazionale - Gian Luigi Beccaria - copertina
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Mia lingua italiana. Per i 150 anni dell'unità nazionale

Descrizione


Quante sono state le mancanze e i ritardi nel processo, forse non del tutto ancora riuscito, che ha portato l'Italia a essere una nazione unita giusto centocinquanta anni fa? Ma se l'Italia è giovane e fragile, l'italiano è una lingua che trova la sua forza e la sua ricchezza in una fulgida tradizione letteraria, una lingua che ci ha insegnato cosa significasse essere italiani, e non soltanto fiorentini o lombardi, piemontesi o siciliani. Le diversità sarebbero rimaste tali se non ci fossimo confrontati e uniti sotto il segno di una lingua comune. Gian Luigi Beccaria percorre con passo leggero la storia delle patrie lettere con l'obiettivo di mostrare che le radici del nostro paese affondano innanzitutto nella continuità e nella durata di una lingua, nei grandi capolavori del passato, nella ricchezza dello scambio tra la lingua colta e i dialetti materni.
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Dettagli

2011
26 aprile 2011
87 p., Brossura
9788806208691

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Andrea Giostra
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Cos'è che unisce veramente un Popolo? Qual è l'elemento aggregante che tiene insieme all'interno di confini fisici, culturali, etici e morali un Popolo? Da cosa nasce veramente la "Nazione Italia" voluta fortemente e col sangue dai nostri padri fondatori? Perché oggi, nell'anno del Signore 2013, ha ancora senso porsi queste domande? Perché è sempre importante ed attuale non perdere mai il senso dello stretto legame che tiene insieme la "res" e il "nomen", la "cosa" e il "nome", che convenzionalmente attribuiamo alle cose attraverso la nostra lingua? Oggi più che mai, in un periodo storico e culturale nel quale il confine, il "limite" (come lo definisce Serge Latouche nel suo omonimo ed interessante saggio del 2012), hanno assunto un'accezione negativa soprafatti dall'incosciente corsa verso la globalizzazione, che spesso si trasforma in inevitabile omogeneizzazione di identità e di culture, è interessante leggere questo saggio. Non a caso nella "Etymologiae", conosciuta anche come "Originum sive etymologiarum libri viginti", considerata dagli storici della letteratura come la prima Enciclopedia della cultura occidentale, scritta nel 1472 da Isidoro di Siviglia, definito dalla Chiesa Cattolica "Dottore della Chiesa" e designato nel 2002 dal Papa Giovanni Paolo II "Patrono di Internet" in quanto vero antesignano dell'accesso facilitato a tutto lo scibile umano, è scritto che "ex linguis gentes, non ex gentibus linguae exortae sunt" (sono le lingue che fanno i popoli, non i popoli già costituiti che fanno le lingue).

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Gianni Davico
Recensioni: 3/5

La scrittura di Beccaria è sempre coinvolgente e piacevole, le sue lezioni magistrali. L'unico appunto - non piccolo, dal mio punto di vista - che gli si può muovere è l'atteggiamento che il professor Beccaria ha nei confronti delle lingue regionali (o "dialetti", per usare la sua definizione). Trovo poco comprensibile, ad esempio, il fatto che non si prenda la briga di scrivere il piemontese secondo i dettami di una grammatica codificata da secoli (sebbene lui sostenga che non esista, né esisterà mai, un piemontese comune: pp. 74-75).

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Gian Luigi Beccaria

1936, Castiglione Saluzzo (CN)

Linguista e critico italiano, insegna storia della lingua italiana all’università di Torino. È accademico della Crusca e collabora con numerosi periodici e con «La Stampa». Nella sua vasta produzione si è occupato di lingua italiana antica e moderna, di prosa e poesia, di letteratura colta e popolare, di dialetto e linguaggi settoriali contemporanei. Tra le sue opere: Ritmo e melodia nella prosa italiana (1964), L’autonomia del significante (1975), il saggio su Beppe Fenoglio La guerra e gli asfodeli (1984), Italiano. Antico e nuovo (1988), Le forme della lontananza (1989), I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole scomparse (1995), Viaggio alla ricerca del vocabolario dell’ormai scomparsa cultura contadina, Sicuterat (1999), Elogio...

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