Mille anni che sto qui

È un libro che a tratti prende il volo, ma che ancor più spesso si incaglia. Il racconto allora si fa confuso, spezzettato, le sovrapposizioni temporali disorientano il lettore e raffreddano la sua partecipazione agli eventi di cui si narra, un po’ come se l’autrice ogni tanto smarrisse il contatto col suo romanzo e fosse costretta ad arrampicarsi sugli specchi degli artifici verbali per restituirgli forza. Eccessivo è anche l’uso di sfilze di dettagli e scorci di memoria che dovrebbero dare l’idea della potenza del ricordo, ma che risultano ripetitivi e contribuiscono anche questi a creare confusione.

Ero ben disposto e abbastanza curioso riguardo questo libro visto che, in genere, le saghe familiari mi piacciono ma, superate le prime pagine, ho visto che la situazione non migliorava granché. L'ho terminato ma a fatica. La storia mi è parsa solo un susseguirsi di eventi, con un finale frettoloso. La scrittura della Venezia non ha aiutato: la trovo non fluida ma nervosa come se fosse un ingranaggio che si inceppa continuamente. Bocciato!

Saga familiare di livello sufficiente