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Mio caro Neanderthal. Trecentomila anni di storia dei nostri fratelli
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Mio caro Neanderthal. Trecentomila anni di storia dei nostri fratelli - Silvana Condemi,François Savatier - copertina
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Mio caro Neanderthal. Trecentomila anni di storia dei nostri fratelli

Descrizione


Grand Prix du Livre d’Archéologie 2017

L'uomo di Neandertal non è mai scomparso: vive in noi.

«L'epopea dell'umanità preistorica raccontata in questo bel libro rappresenta un magnifico capitolo della storia di tutti gli uomini»L'Humanité

«Il libro è scritto molto bene e associa il rigore scientifico a un elegante stile narrativo. Libri così sono rari nel campo della paleoantropologia […] Qui una ben nota e competente scienziata si rivela anche un'ottima scrittrice, e il risultato è eccellente»Eric Delson, direttore del NYCEP, American Museum of Natural History

I veri europei, gli autoctoni del nostro continente, sono i neandertaliani. Sono loro che si sono adattati al clima rigido della penisola europea durante le glaciazioni e che sono fioriti nel relativo tepore dei periodi interglaciali. I Sapiens – africani e tropicali – hanno a lungo evitato le nostre terre inospitali, dove sono approdati molto tardi. Eppure, Neandertal (Homo neanderthalensis) ha la fama del bruto; qualcuno ancora crede che fosse un «uomo delle caverne», un antenato ottuso e animalesco dal quale ci saremmo in seguito evoluti noi, raffinati e longilinei. Niente di più sbagliato. La paleoantropologa Silvana Condemi e il giornalista scientifico François Savatier hanno scritto questo libro proprio per raccontarci in modo chiaro e simplice la sua storia. Com'era fatto dunque l'uomo di Neandertal? Che aspetto aveva? Come viveva? A queste domande, grazie al gran numero di fossili rinvenuti in un secolo e mezzo di scavi e grazie alle nuove tecniche di studio, oggi sappiamo dare risposte più precise. Sappiamo che i primi Neandertal vivevano già in Europa 300.000 anni fa, discendenti da una specie umana africana a sua volta antenata di Homo sapiens. Noi Sapiens moderni e i neandertaliani siamo dunque fratelli. Neandertal parlava, di certo mangiava molta carne, cacciava, viveva in clan dispersi su un enorme territorio tra Europa, Asia settentrionale e Medio Oriente. Era cannibale ma seppelliva i morti, almeno nel periodo tardivo; si prendeva cura degli infermi, fabbricava grandi quantità di strumenti litici, si vestiva e aveva un pensiero simbolico. Gli studi di genetica confermano che nel DNA degli europei di oggi c'è ancora tra l'1 e il 4% di DNA neandertaliano. Dunque, ci siamo incrociati. In altre parole, noi europei siamo, almeno in parte, i diretti discendenti di Neandertal. La repentina scomparsa dei neandertaliani, circa 35.000 anni fa, non è pertanto imputabile a un massacro. Più probabilmente è stata una fusione tra due popolazioni umane. Mio caro Neandertal, bentornato in famiglia.
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Dettagli

2018
22 febbraio 2018
211 p., ill. , Rilegato
9788833929477

Valutazioni e recensioni

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Bibi
Recensioni: 4/5

Un testo divulgativo che tiene conto delle ricerche più recenti su Homo neandertalensis, soprattutto dal punto di vista genetico offre un punto di vista aggiornato. Non molto lineare la struttura del testo, ma tuttavia piuttosto semplice da seguire anche per non addetti ai lavori.

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Anna
Recensioni: 5/5

Gli autori spiegano in modo semplice ma non banale come i ricercatori sono arrivati alle (poche) ipotesi condivise nella comunità scientifica sui vari aspetti (evoluzione, habitat, stile di vita, socialità, capacità cognitive, estinzione) di Homo Neanderthalensis, gli enigmi (tanti) che dovranno, ma che forse non potranno, essere risolti dalle future ricerche e, soprattutto, affrontano la più recente frontiera del dibattito sulla estinzione di questa specie: forse non si è estinta, ma è stata assorbita da Homo Sapiens; e lo fanno senza dare l'idea, al lettore, di essere i partigiani di questa ipotesi o di altre che si sono succedute negli ultimi 60 anni, ma rendono con chiarezza la necessità di approfondire l'argomento cercando supporto nello scrupolo e nell'obiettività della ricerca scientifica.

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carla
Recensioni: 5/5

Un libro bello e avvincente. Adatto anche ai non addetti ai lavori.

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Voce della critica

Nel lontano agosto del 1856, nella valle renana di Neander a pochi chilometri da Düsseldorf, furono rinvenuti i resti di un antico ominide, simile ma diverso dall’uomo moderno. Era iniziata la vicenda dell’uomo di Neanderthal. Da allora moltissimo si è scritto e dibattuto su Homo Neanderthalensis, che ha abitato Europa e vicino Oriente per circa mezzo milione di anni attraversando diverse glaciazioni, fino alla rapida e misteriosa scomparsa intorno a 35.000 anni fa, quando si imbatte in Homo sapiens. Oggi resta solo quest’ultimo, unico erede del lignaggio di una gran varietà di ominidi che hanno dato origine a ondate migratorie in epoche diverse, si sono distribuiti nei continenti e adattati a varie condizioni ambientali, talvolta convivendo. Dalla comune origine africana, la grande famiglia umana intraprese più volte lunghi viaggi e si differenziò. In fondo, Neandertal è solo uno dei tanti, eppure è il protagonista di decine di articoli pubblicati sulle riviste scientifiche (...). Perché dunque un tale coinvolgimento degli addetti ai lavori? (...).

I nostri progenitori sapiens hanno semplicemente invaso il vecchio continente provocando la rapida estinzione degli ominidi del freddo e della loro cultura primitiva e inferiore(...)? Gli autori di questo libro perseguono un fine ambizioso: fare i conti con la complessità e la multifattorialità degli eventi storici e della vita. Una crescente quantità di evidenze sperimentali confuta infatti la presunta semplicità e arretratezza culturale degli antropofagi, carnivori ed atletici Neandertal. Essi produssero arte e costruirono manufatti di nessuna utilità, la cui futilità è sintomo di pensiero astratto. Seppellivano i propri morti e forse avevano sviluppato un linguaggio verbale complesso.

Ma una parte consistente del saggio è dedicata a un altro aspetto, ancora più dirompente per la sua valenza generale. (...)Per mezzo di raffinate tecniche di estrazione del DNA dai resti fossili, è stato recentemente possibile decodificare il genoma nucleare e mitocondriale dei Neandertal. Così oggi sappiamo di essere specie sorelle, che cioè condividono una linea genealogica comune relativamente recente (...). Tecnicamente il Neandertal non si sarebbe così estinto del tutto, ma avrebbe lasciato una piccola ma significativa traccia nei sapiens non africani. (...)

Recensione di Luca Munaron

 

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Conosci l'autore

Silvana Condemi

Silvana Condemi, paleoantropologa, è direttrice di ricerca al CNRS presso l’Università di Aix-Marseille, in Francia. Per le sue ricerche sui neandertaliani e sui primi Sapiens ha effettuato numerosi scavi archeologici e ha lavorato nei principali centri di ricerca, università e musei dell’Europa e del Vicino Oriente.

François Savatier

François Savatier, fisico, è giornalista scientifico per la rivista francese «Pour la science», responsabile dell’antropologia e dell’archeologia.

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