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Rispetto al suo precedente Il mistero del suono senza numero direi che Ubaldini è sicuramente migliorato: la storia dietro la parte filosofica e matematica scorre molto meglio, probabilmente perché, come scrive nell'introduzione, «I personaggi storici o i cui nomi compaiono in documenti storici sono trasfigurati dallo sguardo del narratore.» Il libro è in un certo senso il seguito del precedente, come si vede nella parte finale che a mio parere è l'unica che non è riuscita molto bene: sono molto più interessanti i tentativi di Zenone di superare il maestro Parmenide e trovare finalmente una risposta ai paradossi, a partire da quello di Achille e della tartaruga, che hanno fatto ammattire per millenni i matematici e i filosofi. È un libro per tutti, non essendoci molta matematica nel senso delle formule: consiglio pertanto la lettura a tutti coloro che si sono chiesti almento una volta "ma come faccio a dimostrare che Achille raggiunge effettivamente la tartaruga, allora?" Non troveranno la risposta, ma capiranno perché essa è così elusiva.
Ancora una volta, Flavio Ubaldini riesce nell'impresa di legare tra loro matematica e filosofia in modo avvincente e coinvolgente, regalandoci un po' di svago e, al tempo stesso, permettendoci di approfondire i paradossi di Zenone. Alla portata di tutti, il libro è consigliato sia per affrontare la filosofia dei presocratici con un po' di leggerezza, sia per parlare di matematica in modo diverso.
È una delle esclamazioni di Zenone ragazzino, che ascolta le storie del nonno Anficrate. Ho divorato questo libro. Mi è piaciuto tantissimo, avrei voluto non finisse! Adoro quelle ambientazioni, la Magna Grecia, così minimali, essenziali, e così ricche di pensiero. Adoro perfino i nomi, E poi il finale che non mi aspettavo... Mi auguro che l'autore racconti ancora storie della filosofia!
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