Il mito dell'intelligenza ebraica

Il volume parte dal rapporto, nella curva gaussiana, tra razza/ereditarietà e intelligenza, dove fanno capolino i concetti di patologia (non solo medica, anche criminale) cioè la deviazione dallo standard intesa come norma (il centro della curva e la funzione profilattica di un’estremità dello spettro). Insomma ne esce la "differenza": cos’è il genio, il folle, il normale? Qual’è il loro rapporto con la razza? E’ una differenza che cambia nel tempo e nella cultura (sintomatica la figura dello scienziato nello 800 come eccentrico), nella misurazione e nell’oggetto misurato (intelligenza o creatività o che altro?). Tra analisi lombrosiane, sociologiche, filosofiche, storiche, letterarie, religiose, persino cinematografiche si mette in campo logicismo, legalismo, le calunnie sugli ebrei svirilizzati, furbi,avidi, etc. E’ forse tutto frutto della selezione genetica? E i Mischling? Altra spiegazione selettiva: i rabbini si sposavano, il clero cristiano no. Questa superiorità è stata affinata da duemila anni di persecuzioni e di vita urbana? Vincono come numeri i premi Nobel e gli intellettuali ebrei: Spinoza, Marx,Freud,Wittgenstein,Einstein? Rimane la lettura sulla diversità: l’ebreo ne è simbolo. La Shoah era la paura dei tedeschi per l’eterogeneità e per il mito di una intelligenza superiore? Allora, la verità nascosta dalle due estremità della curva gaussiana mostra che gli ebrei “sono più intelligenti e diversi solo se le culture in cui vivono li considerano tali”.

Opera di rilevante interesse culturale per la utile individuazione degli elementi storici e sociali della intelligenza ebraica e dalla sua forma mentis razionalistica logicista e formalista, cioè legalitaria come volgarmente è definita in senso farisaico. La tendenza all'astrazione, l'assiomatizzazione della idea di legge e la fatale estraneità della forma mentis ebraica rispetto esperienze che non siano rigorosamente sociali, vale a dire il disinteresse della cultura giudaica per la natura e il romanticismo panteistico che vi si iscrive, avvicinano questa scuola di pensiero al protorazionalismo socratico e quindi alle origini del pensiero razionalistico occidentale.Razionalismo e logicismo e formalismo sono idee concomitanti e coincidenti e la fortuna che l'occidente ne abbia mutuato e scelto la gnoseologica fondamentale deve necessariamente ascriversi al genio ebraico ed a quello greco, perchè se nell'assiomatica euclidea abbiamo le basi del ragionamento scientifico in forma astratta matematica è con la teoria della legge sui fondamenti della sola Ragione che l'ebraismo delle origini e quello attuale (Cohen, Popper, Moritz Schlick, Mach)fonda la sua impareggiabile lectio magistralis alla civiltà. "Essere ebrei significa avere una intelligenza superiore definita dalla razionalità e dall'assenza di pregiudizi" ecco il culmine di questo saggio in cui la rivendicazione storica ma anche antropologica di un primato intellettuale si fa aperta orgogliosa e manifesta: la superintelligenza ebraica non è un mito e la puntuale dispersione o smitizzazione o razionalizzazione di tutte le teorie che in qualche modo non abbiano certi fondamenti nella Ragione è il sigillo della civilizzazione ebraica nel mondo che rende orgogiolsi di esserlo anche chi in tempi recenti ha dovuto nasconderne le prove e le origini per la invidia razzista e distruttrice di un avversario che intendeva battere con lo sterminio un rivale imbbattibile con la sola Ragione. Viva Israele.