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Descrizione


Secondo Paul Krugman, Nobel per l'economia nel 2008, in questo testo del 1936 si trovano le risposte alla grande crisi dei nostri tempi. Il suo autore, uno dei massimi intellettuali del Novecento, ma anche uomo d'azione che credeva nella forza delle idee con un'intensità rara, John Maynard Keynes, contribuì a fornire il fondamento teorico al New Deal che permise agli Stati Uniti di uscire dalla crisi del 1929, così come a molte iniziative economiche e sociali del dopoguerra, in Europa e nel mondo. Le stesse ricette rappresentano secondo molti l'unica risposta possibile alla grande recessione innescata dal crollo finanziario del 2008 e alle sue intense e persistenti ricadute sull'economia reale, e dunque sulla vita quotidiana di milioni di persone. Scardinando alcuni tra i principi fondamentali della teoria economica neoclassica, il lavoro di Keynes è dominato dallo sforzo di offrire un'interpretazione in grado di cogliere non soltanto la natura profonda del capitalismo, ma di indicare le terapie e gli strumenti per correggerne le distorsioni e contraddizioni. «Presto o tardi sono le idee, non gli interessi costituiti, che sono pericolosi sia in bene che in male.» Testo fondamentale per comprendere la storia economica, sociale e politica del Novecento, la "Teoria generale" mantiene una sua attualità rivoluzionaria anche oggi, suggerendo domande, instillando dubbi e fornendo alcune risposte d'immediata applicazione alle sfide del XXI secolo. Prefazione di Giuseppe Berta.
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Dettagli

2017
10 ottobre 2017
Libro universitario
736 p.
9788851152925

Valutazioni e recensioni

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Pablo
Recensioni: 5/5

Imperdibile. Tanti contenuti preziosi e forse l'unica possibile chiave per un'economia a favore del cittadino.

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Francesco
Recensioni: 5/5

Keynes è meraviglioso, ed il libro fantastico, si è totalmente pervasi dalla bellezza e genialità di questo scritto, inoltre al suo interno vi sono altri scritti del grande Maestro tutti superlativi. L'importanza non è se quel che diceva era giusto o sbagliato, come tutti gli uomini anche lui ha avuto i suoi abbagli le sue convinzioni, ma la bellezza strutturale del suo pensiero che nella teoria generale ha trovato il culmine. Per amor del vero si deve anche aggiungere che il testo non è molto agevole alla comprensione istantanea, e in certi tratti presenta molto attrito; ma il tutto è imbevuto da una così perfetta stilistica intrinseca che certe obiezioni sulla formalità dell'opera son proprio di poco conto. Ovviamente per capire davvero l'economia di Keynes bisogna leggere, anzi, apprendere gli altri suoi scritti e la sua biografia e leggere il libro distaccamente da pregiudizi che la dottrina economica ha deliberato, sopra fra tutte l'analisi IS/LM, che come Leijohnfvud ha riscontrato è soltanto un travisamento dell'economia keynesiana con reminiscenze walrasiane, ben lungi dalla linea di peniero di Keynes basata sull'incertezza. Lo studio della storia economica e non solo è di vitale importanza per migliorare i nostri giorni, e come diceva Keynes:"..ritengo che noi non penseremmo come pensiamo se Hobbes, Locke, Hume, Rousseau, Adam Smith..non avessero pensato e scritto come fecero. Uno studio della storia del pensiero è premessa necessaria per l'emancipazione della mente. Non so cosa renderebbe più conservatore un uomo, se il non conoscere null'altro che il presente, oppure null'altro che il passato" elogio a Keynes e alle grandi menti della storia che ci hanno regalato un patrimonio intellettivo inestimabile, e sta a noi scoprirlo per farne la base per migliorare il nostro mondo ormai malato.

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Nino
Recensioni: 5/5

Un libro che consiglio a tutti. Keynes rigetta l'economia neo-classica non in quanto ci siano delle falle, ma nel fatto che i suoi presupposti non esistono nel mondo reale, ma soltanto in un mondo ricardiano "ideale". Le principali critiche sono le seguenti. 1) Teoria del tasso d'interesse. Il tasso d'interesse non è il prezzo che eguaglia il risparmio all'investimento, ma il prezzo per incentivare chi possiede moneta a non conservarla. La moneta infatti differeisce dalle altre merci perchè ha un'elevatissima liquidità e scarsi costi di mantenimento. Ciò implica che vi è una preferenza a detenere moneta liquida, e che per incentivare ad investirla ci vuole un tasso d'interesse relativamente alto. 2) L'ammontare del risparmio dipende essenzialmente dal reddito e non dal tasso d'interesse. La propensione al risparmio aumenta con l'aumentare del reddito, però non è detto che questo risparmio venga investito, essendoci preferenza per la liquidità.Quindi il tasso d'interesse è puramente monetario e non determina uguaglianza tra risparmio ed investimento. Inoltre la propensione marginale al consumo diminuisce con l'aumentare del reddito. 3) Il reddito dipende dall'investimento che dipende dalla scheda di efficienza marginale del capitale, cioè dal rendimento prospettico futuro. Si investirà fin quando il reddito prospettico eguaglia i costi del bene capitale. Se c'è preferenza per la liquidità crescente col reddito, il tasso d'interesse può essere troppo elevato per far aumentare l'investimento e la propensione al consumo troppo bassa. Ciò fa diminuire l'efficienza marginale del capitale,quindi ciò ritarda l'investimento e blocca il reddito. Vi è stato di sottoccupazione e questo può essere evitato 1) abbassando il tasso d'interesse 2) favorendo la propensione al consumo con imposte progressive sui redditi 3) aumentare gli investimenti anche pubblici. Cade il presupposto per cui si amettevano diseguaglianze, cioè che il reddito dipendesse dal risparmio dei ricchi, quando questo nè è invece il freno.

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John Maynard Keynes

1883, Cambridge

È stato il più importante e rivoluzionario economista del Novecento. La sua teoria economica, che ruppe con la tradizione liberista del laissez-faire, cioè con l’idea che lo Stato non debba occuparsi di economia e lasciar fare al libero mercato, fu la base del New Deal inaugurato dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt per uscire dalla crisi iniziata nel 1929 con il crollo di Wall Street. Le politiche keynesiane, costituite soprattutto da investimenti pubblici, tassazione progressiva e protezione sociale, risollevarono l’economia americana e segnarono la politica economica dell’Occidente fino agli anni Settanta. L’abbandono di quel fecondo filone di pensiero, in favore di un libero mercato senza alcun contrappeso, ha sguarnito la politica...

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