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La montagna volante - Christoph Ransmayr - copertina
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montagna volante

Descrizione


Due fratelli lasciano la natia Irlanda alla volta del Tibet orientale, allo scopo di "colmare una lacuna sulla carta geografica": rintracciare una vetta altissima, sopra i 9000 metri, di cui aveva dato frammentarie notizie un pilota durante l'ultima guerra, e della cui esistenza parlano solo le leggende dei popoli nomadi. Liam, il fratello maggiore, è un ex tecnico informatico che vive su un'isola "quasi disabitata e irraggiungibile", in mezzo alle tempeste, alle mandrie di mucche e ai suoi computer, grazie ai quali, nelle notti solitarie, quando non contempla le stelle con il telescopio, naviga ossessivamente alla ricerca di notizie sul Phur-Ri, la "montagna volante", più alta dell'Everest ma assente da qualsiasi mappa. Si mette in viaggio con il fratello e varcano i confini con il Tibet e con la regione, preclusa agli occidentali, dove presumono che si trovi la montagna. Arrivano a Lhasa e si uniscono a un clan di nomadi che pascolano una mandria di yak Mentre Liam "malato di nostalgia", febbrile e irrequieto - confligge con i ritmi di vita dei nomadi, il fratello, invece, è subito catturato dall'amore per Nyema, un amore totale, che vince e supera le barriere di lingua e civiltà. Un poema-romanzo articolato in strofe che si intensifica sui grandi temi del romanticismo: il tema del ritorno, della nostalgia, del desiderio bruciante per un oggetto d'amore sconosciuto, il tema dell'amore/morte, del limite da valicare che sono qui originalmente associati alla più immediata modernità.
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Dettagli

2008
22 agosto 2008
317 p., Brossura
9788807017667

Valutazioni e recensioni

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Anna
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Non avevo mai letto libri di questo scrittore prima, e devo dire che questo libro è splendido. Scritto in forma di poema in versi liberi, narra la storia di una ricerca, una ricerca che oltre ad essere quella di una montagna non segnata sulle cartine ma più alta dell'Everest si dice, è anche la ricerca spasmodica di una propria identità dei due fratelli irlandesi che intraprendono l'avventura. Cresciuti da un padre patriota e una madre che poi fugge con un altro uomo, i due Vaticano a vivere le proprie pulsioni e i propri desideri, gay per uno ed etero per l'altro. Entrambi rinchiusi in una solitudine esistenziale cercano riscatto nella scalata alla montagna, che porterà disgrazia e dolore ma anche amore per uno dei due e la speranza di ritorno sulle cime innevate del Tibet e del Nepal. Un libro poetico e struggente che consiglio a chi ama la montagna, ed è in cerca di se stesso anche attraverso la lettura di libri come questo, che restano dentro per sempre.

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Voce della critica

Un'antica leggenda tibetana racconta di un tempo in cui le montagne non sovrastavano con la loro altezza la vita delle persone, ma volavano in loro aiuto, per proteggerle dalle intemperie. Intorno a questa storia, Christoph Ransmayr ha costruito la trama del suo ultimo libro, che è nello stesso tempo un romanzo, un resoconto di viaggio e un poema. Si tratta infatti di un testo scritto secondo quella che Ransmayr stesso definisce "composizione a bandiera" o "composizione volante": il procedimento (che i poeti vorrebbero arrogare a sé, ma che invece è proprio di tutti i narratori) in virtù del quale le parole si succedono in un ritmo libero, come i passi che si muovono durante una camminata.
Dopo romanzi come Gli orrori dei ghiacci e delle tenebre (1984; Feltrinelli, 2008), dedicato all'esplorazione delle regioni artiche, Il mondo estremo (1988; Feltrinelli, 2003), sull'esilio di Ovidio a Tomi, e Il morbo Kitahara (1995; Feltrinelli, 1997; cfr. "L'Indice", 1997, n. 5), ambientato nell'ipotetico scenario di una storia controfattuale, in cui l'Europa del dopoguerra cade nel caos, Ransmayr ambienta La montagna volante tra l'Irlanda e l'Himalaya. Il libro racconta infatti le vicende di due fratelli irlandesi, che partono per il Tibet con l'obiettivo conradiano di "colmare una lacuna sulla carta geografica". Rintracciare cioè il Phur-Ri: una vetta più alta dell'Everest, che è stata avvistata da un solo occidentale, ma che tutti i nomadi del luogo vedono almeno una volta nella loro vita.
Ransmayr descrive questa spedizione come percorso esistenziale e conoscitivo. La Bildung dei due fratelli non avviene però in positivo, come bagaglio di nuove conoscenze, ma in negativo, come alleggerimento dai pregiudizi della mentalità occidentale. Mentre Liam, il più calcolatore dei due, fatica a liberarsi dall'ossessione di raggiungere la meta, l'altro, che racconta la vicenda in prima persona, perde il suo scetticismo nei confronti dell'ascesa, dopo essersi innamorato di una nomade tibetana, Nyema, scampata alla violenza dell'occupazione cinese. Guardare la natura attraverso gli occhi di lei, infatti, gli fa scoprire che le montagne non sono lì per lui, ma vivono immerse in un tempo diverso da quello umano.
Camminare in questo "luogo senza sogni", inesplicabilmente "gravido di costellazioni anche di giorno", rivela ai due viaggiatori una saggezza che in Europa non avrebbero potuto nemmeno sospettare. "Ogni passo con cui ci allontanammo dalla superficie del mare per guadagnare in altezza", afferma il narratore, "ci portò sempre più profondamente dentro la nostra storia personale". Il viaggio è così un modo di differire la morte: "Il nostro tempo scorreva via", prosegue, "e noi lo inseguivamo, inseguivamo la vita che sfuggiva". Raccontare – sembra dirci Ransmayr – consente di continuare questo inseguimento dopo la fine del viaggio, poiché fa "tornare in vita dalla morte", evocando ricordi così indelebili da trasformare il passato in presente. Come il Phur-Ri, fantastica montagna volante che "a volte si sollevava e spariva" per giorni, ma che poi "tornava sempre".
Luigi Marfè

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Conosci l'autore

Christoph Ransmayr

1954, Wels

Christoph Ransmayr è uno scrittore austriaco. Ha esordito nella narrativa con Gli orrori dei ghiacci (Die Schrecken des Eises und der Finsternis, 1984). Nel romanzo Il mondo estremo (Die letze Welt, 1988) immagina che un amico del poeta latino Ovidio, in esilio sulle coste del Mar Nero, messosi alla sua ricerca, trovi tracce della sua poesia nei misteriosi destini degli abitanti del luogo. Ideale sviluppo delle Metamorfosi, ricco di giochi verbali, citazioni, allusioni, Il mondo estremo è stato indicato come uno degli esiti più rappresentativi della letteratura postmoderna. Tra le opere ricordiamo: Il morbo Kitahara (1995), La strada verso Surabaya (1997), L’invisibile (2000), La montagna volante (2006), Radiosa fine. Il non nato (2009), Atlante di un uomo...

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