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Le mosche del capitale
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Le mosche del capitale - Paolo Volponi - copertina
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mosche del capitale

Descrizione


Il personaggio di Bruto Saraccini è l'estrema proiezione autobiografica di Paolo Volponi, scrittore e manager di vertice (prima alla Olivetti, responsabile del personale e delle relazioni aziendali, in seguito alla Fiat, da consulente), cosi come Le mosche del capitale, edito da Einaudi nel 1989, è tanto un drammatico bilancio personale quanto l'allegoria di un universo in frenetica trasformazione. Oggetto del romanzo è il collasso dell'industria quale bene pubblico e base dello sviluppo democratico del Paese, è il nuovo ordine politico-economico che privatizza i profitti mentre socializza i costi della sua illimitata voracità, è infine l'era del capitale finanziario che trionfa su qualunque attività, quasi disponesse di una propria metafisica e di un dispositivo di legittimazione teologica. Allievo e collaboratore di Adriano Olivetti, cui il libro è dedicato, lo scrittore intuisce che il rapporto fra l'industria e la Polis si è definitivamente chiuso; amico e compagno di via di Pasolini, è costretto a riconoscere che ogni potenziale di Progresso si è tradotto nella pura dinamica dello Sviluppo, quasi che l'obbligo ai consumi avesse surrogato la democrazia. (Dalla prefazione di Massimo Raffaeli)
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Dettagli

2010
8 giugno 2010
Brossura
9788806204174

Valutazioni e recensioni

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Davide Pugliese
Recensioni: 5/5

"Le mosche del capitale" rappresenta uno dei più importanti romanzi italiani di letteratura industriale. Senza dubbio è un libro ostico, di non facile lettura. Paolo Volponi vi ha alternato differenti stili letterari, narrando gli avvenimenti senza linearità cronologica. Sintentizzando molto, la storia racconta in termini allegorici le riflessioni maturate dall'Autore durante gli anni di lavoro in due grandi gruppi industriali italiani: Olivetti e Fiat. I personaggi protagonisti sono rappresentazioni caricaturali di persone realmente esistite, trai quali lo stesso Volponi. Libro indispensabile per decifrare le trasformazioni che hanno travolto la concezione del lavoro e l'industria in Italia a cavallo tra gli anni '70 e '80. Paolo Volponi è uno dei più importanti scrittori del '900, un po' dimenticato in questi anni. Con Primo Levi, Ottiero Ottieri e altri ha lasciato ai posteri numerose riflessioni sull'etica del lavoro e la cultura industriale. Non mi dilungo oltre. Ci sarebbe molto altro da scrivere, ma il numero di caratteri messi a disposizione per la recensione non sarebbe sufficiente.

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Roby
Recensioni: 5/5

Se di minestrone si tratta, è di grande chef. A mio parere (e non solo mio), l'ultimo grande classico della nostra letteratura del '900. Lettura per chi ama leggere testi non scontati e non va in cerca (almeno non solamente) di facili emozioni. Multiforme.

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Penelope
Recensioni: 5/5

Volponi (avvocato e letterato ex dirigente d'azienda) ha vissuto da protagonista gli anni del boom economico: in questo romanzo non solo descrive le conseguenze di un processo di industrializzazione che ha prima sfruttato e poi ignorato la propria componente umana, ma traccia anche il ritratto di un Paese postindustriale che non ha risolto le proprie debolezze e inadeguatezze. Eppure definire questo romanzo solamente un'opera "di denuncia" sarebbe riduttivo: si tratta di un'opera complessa e attentamente costruita anche da un punto di vista teorico. Compaiono i riferimenti all'attualità, ma anche citazioni rivisitate a Leopardi; si denunciano le condizioni alienate e spersonalizzate dei lavoratori, e nell'opera sono praticamente inesistenti i personaggi-persona tradizionali; "non è più il tempo delle human relations" (p. 225), e infatti nel romanzo molti "figuranti" non hanno nome, mentre gli oggetti sono in grado di parlare... "Le mosche del capitale" non è una lettura facile; è un testo amaro e postmoderno, che utilizza uno stile volutamente oscuro (ci sarebbe molto da dire a proposito delle motivazioni di questa scelta), ma vale la fatica.

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Paolo Volponi

1924, Urbino

Scrittore italiano, narratore e poeta, nasce nel 1924 a Urbino, dove si laurea in Giurisprudenza nel 1947. Viene poi assunto dall’azienda Olivetti, dove svolge cariche dirigenziali e inchieste in ambito sociale. Nel 1956 viene promosso a direttore dei servizi sociali della Olivetti, posto che occuperà fino al 1971. ‹‹Passione morale e vocazione politica›› sono per Volponi i connotati salienti di un binomio arte-vita, e quindi di una scelta letteraria, che ha saputo evidenziare verità, contraddizioni e problemi del mondo contemporaneo. L’esordio come scrittore avviene con due raccolte di poesie in versi: Il Ramarro (1948), raccolta di stampo impressionista ispirata a Pascoli e D’Annunzio; e L'antica moneta (1955), nella quale...

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