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My Fair Lady (Blu-ray) di George Cukor - Blu-ray
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Descrizione


Nella Londra d'inizio secolo, uno studioso di fonetica, per una scommessa, trasforma una rozza fioraia in una signora dell'alta società. Rifacimento di \"Pigmalione\" 1938.
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Dettagli

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Premi

    1965 - Oscar [Academy Awards] - Miglior attore - Harrison Rex
    1965 - David di Donatello - Miglior attore straniero - Harrison Rex
    1965 - David di Donatello - Miglior attrice straniera - Hepburn Audrey

Informazioni aggiuntive

Universal Pictures, 2015
Universal Pictures
168 min
Italiano (Dolby Digital 2.0 - stereo);Inglese (DTS 7.1 HD);Francese (Dolby Digital 2.0 - stereo);Spagnolo (Dolby Digital 2.0 - stereo);Tedesco (Dolby Digital 2.0 - stereo)
Finlandese; Francese; Giapponese; Inglese per non udenti; Italiano; Norvegese; Olandese; Portoghese; Spagnolo; Svedese; Tedesco
2,35:1 Wide Screen

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Mauro Lanari
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I LIMITI DELLA MAIEUTICA Solo dopo la morte del commediografo nel '50, Nobel per la letteratura nel '25, nulla poté più opporsi agli adattamenti teatrali e cinematografici ("My Fair Lady", '64) terminanti con le nozze fra Higgins ed Eliza. Ma aveva, ha e avrà sempre ragione Shaw: l'effetto Pigmalione non può che fallire, essendo un'uguaglianza e non un'identità, una corrispondenza ottenuta tramite un processo operazionale (demiurgico) e non una coincidenza che si dà, si trova e si scopre già pronta-fatta. Quest'aspetto logico ha un'immediata ricaduta ideoaffettiva, cioè tanto sul piano cognitivo, docenti vs discenti scolastici, cattedratici e universitari, quanto sul piano delle relazioni sentimentali. A meno che, nel rapporto servo-signore, la condizione servile non nasconda e occulti una preesistente indole signorile. Ps: uno dei primi programmi d'intelligenza artificiale fu chiamato ELIZA come esplicita dedica alla "morale" di questo lavoro. Tuttavia pure la maieutica reca con sé delle magagne gigantesche. Essa infatti gravita ancora nell'orbita del bene solo riparatorio, e curve ebbinghausiane di riapprendimento, nonché cure riabilitative e rieducative, sono sempre vanificate da quel tempo perduto di cui è insensata la ricerca e che lascia indelebili le tracce, le stigmate del "fuori tempo massimo": il male c'ha già sfregiato e per sempre. Non si viene guariti davvero, sanati e, peggio ancora, non è semplice accanimento terapeutico: è intossicazione iatrogena, ingravescenza degl'effetti collaterali. Continuità e gradiente fra bene riparatorio e bene preventivo non dovrebbero consentire la demonizzazione del primo, ma finora il transito al secondo lascia intendere la coesistenza anche d'un effetto soglia con annesso punto di discontinuità e di rottura. Da non augurare a nessuno.

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Rex Harrison

1908, Huyton

"Nome d'arte di Reginald Carey H., attore inglese. Dal teatro, in cui ha alterna fortuna, passa al cinema con la commedia spiritosa e superficiale (Patrizia e il dittatore, 1937, di V. Saville); dopo la parentesi bellica e Spirito allegro (1945) di D. Lean, in cui dà eccellente prova di brio e leggerezza, si trasferisce a Hollywood per Anna e il re del Siam (1946) di J. Cromwell, in cui si dimostra attore solido, ma non calibrato quanto nel successivo Infedelmente tua (1948) di P. Sturges, sottile slittamento della commedia farsesca nel mélo. «Sexy Rexy», come viene chiamato (quattro matrimoni e la stellina C. Landis forse suicida per lui) inaugura quindi un sodalizio con J.L. Mankiewicz attraverso prove di assoluta «leggerezza» (Il fantasma e la signora Muir, 1947) o mirabile mistificazione...

Audrey Hepburn

1929, Bruxelles

Nome d'arte di Edda Van Heemstra Hepburn-Ruston, attrice belga naturalizzata statunitense. Figlia di un banchiere anglo-irlandese e di una baronessa olandese, sin da giovanissima studia recitazione e danza. Esordisce sul grande schermo nel 1948 interpretando ruoli di sfondo in banali commedie romantiche, ma il successo arriva nel 1951, quando durante le riprese di un film a Montecarlo conosce la scrittrice ottantenne Colette, che rimane folgorata dalla sua spontaneità e dal suo stile e la sceglie come protagonista a Broadway della sua commedia Gigi. Il successo le apre le porte di Hollywood: bruna, esile e flessuosa, grandi occhi scuri, sofisticata e romantica al tempo stesso, è l'interprete ideale di figure sbarazzine, quasi eterne adolescenti, dotate di un fascino discreto. Gli anni seguenti...

Stanley Holloway

1890, Londra

Attore e cantante inglese. Apprezzato cantante di music hall, dal 1921 comincia a recitare per il cinema. Particolarmente dotato per i ruoli comici, ha lavorato fino al 1975 ed è accreditato come attore in quasi cento pellicole. Da ricordare, tra le altre, le sue interpretazioni in La famiglia Gibson (1944) e Breve incontro (1945) di D. Lean, La via della gloria (1944) di C. Reed, Amleto (1948) di L. Olivier, L'incredibile avventura di Mr. Holland (1951) di C. Crichton – in cui è un'ottima spalla di A. Guinness –, Il masnadiero (1953) di P. Brook, My Fair Lady (1964) di G. Cukor – forse la sua migliore interpretazione – e La vita privata di Sherlock Holmes (1970) di B. Wilder.

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