Nei boschi eterni. I casi del commissario Adamsberg. Vol. 5

Ci vuole pazienza per apprezzare questo giallo, che parte così lento e con astruse e inverosimili trame che si intrecciano faticosamente. Per la prima metà del libro, al di là della raffinatezza dei versi di Racine, ci si chiede dove sia finita Fred Vargas e la sua abilità narrativa. Ma la pazienza viene premiata, con un sottofinale seguito da una pirotecnica fine effettiva, un colpo di scena del tutto inaspettato nel ventaglio di personaggi e comparse che popolano il romanzo, in grado di sorprendere persino il lettore più acuto. E tutta la maestria, la raffinatezza, la genialità e l'astuzia di una delle più grandi gialliste di tutti i tempi, riconciliano il lettore con un genere così lieve eppure così difficile, come il racconto giallo. Chapeau, come sempre, su tutta la linea.

Fin'ora il miglior giallo della Vargas: struttura accattivante e finale sorprendente Resta, al solito, la traccia ormai caratteristica, delitti che traggono l'origine da elementi psicologici dell assassino, ma stavolta il risultato è del tutto convincente

Davvero un bel giallo, scorrevole, divertente. Certo, per nulla credibile, soprattutto la parte del gatto, ma basta metterci una buona dose di immaginazione.