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Nel blu tra il cielo e il mare
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Nel blu tra il cielo e il mare - Susan Abulhawa - copertina
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Nel blu tra il cielo e il mare

Descrizione


Il romanzo si apre con la voce narrante di Khaled, bambino di dieci anni la cui morte è vicina. Prima di entrare definitivamente nel blu, lo spazio-tempo degli spiriti, racconta la sua storia e quella delle donne della sua famiglia. Una storia che ha inizio settant'anni prima, a Beit Daras, sulla via che dalla Palestina conduce verso Il Cairo. Lì vivono Umm Mamduh con le figlie Nazmiyeh e Mariam e il figlio Mamduh. Umm Mamduh è tristemente nota per non avere un marito e temuta perché comunica con il mondo degli spiriti. Poi il disastro: nel 1948, l'anno della Nakba, la famiglia è costretta dai bombardamenti israeliani a lasciare il paesino, Mariam viene uccisa, Nazmiyeh stuprata e Mamduh ferito gravemente a una gamba. Umm Mamduh scatena il ginn Sulayman contro gli invasori, uccidendone molti prima di soccombere a sua volta. Per i sopravvissuti comincia la dura vita da profughi: Mamduh si trasferisce con la moglie negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Ha un figlio che morirà giovane, dopo aver rinnegato le sue origini arabe, e che gli lascerà un'amatissima nipotina, Nur. Nazmiyeh scopre di essere incinta e sa che il figlio è frutto dello stupro: con il sostegno del marito decide di tenerlo. Nascerà Mazen, che diventerà un leader della lotta palestinese, incarcerato e torturato per oltre vent'anni. Arriveranno altri dodici figli, tra cui l'unica femmina, Alwan, la sola della famiglia ad aver ereditato il potere di interagire con il mondo degli spiriti...
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Dettagli

2015
25 febbraio 2015
331 p., Brossura
9788807031267

Valutazioni e recensioni

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Lapo
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Dopo ''Ogni mattina a Jenin'', Susan Abulhawa scrive un altro splendido romanzo sulla tragedia infinita del popolo della Palestina: la storia di quattro generazioni, profughe nella loro stessa terra, in una Gaza martoriata da cecchini, bombardamenti, scarsità d’acqua e continui blackout. Più passaggi del libro si leggono con un nodo alla gola per le strazianti e gratuite umiliazioni a cui sono sottoposti i palestinesi; ma le donne della famiglia, pur con l’animo piagato dalle sofferenze patite, sapranno infondere forza, umanità e saggezza; e anche nelle circostanze più scabrose, quando le lacrime scendono copiose, sapranno destare un sorriso contagioso.

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clare
Recensioni: 4/5

Bella saga familiare, scritta con poesia, dove si intrecciano vicende d'amore, di politica, di guerra e un pizzico di magia. Nazmiyeh è uno dei personaggi femminili più belli che abbia mai incontrato in un libro. Sicuramente leggerò altri libri di quest autrice.

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Chiara
Recensioni: 4/5

Dopo essere stata incantata dalla vicenda di "Ogni mattina a Jenin", precedente romanzo della stessa autrice, sono stata soddisfatta di constatare che anche questo è un libro veramente ben scritto e avvincente, ti prende e ti conduce in un luogo magico e affascinante come quello della Palestina, mostrandoti un mondo pieno di vita e di colore anche dove il male della guerra sembra avere segnato i destini di tutti. Consigliatissimo!

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Susan Abulhawa

1970, Palestina

Susan Abulhawa, cittadina americana, nasce da una famiglia palestinese in fuga dopo la Guerra dei Sei Giorni e vive i suoi primi anni in un orfanotrofio di Gerusalemme. In seguito abita in diversi paesi, tra cui anche il Kuwait e la Giordania. Si laurea in scienze biomediche all'Università della South Carolina ed ebbe una brillante carriera nell'ambito delle scienze mediche. Susan Abulhawa è autrice di numerosi saggi sull'argomento, per cui è stata insignita nel 2003 del premio Edna Andrade, relatrice a diversi convegni e attivista in ambito umanitario, ha fondato l'associazione Playgrounds for Palestine, che si occupa soprattutto dei bambini dei Territori Occupati. Vive in Pennsylvania. I suoi articoli sulla situazione palestinese sono apparsi su numerose riviste, tra...

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