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No way down. 2 agosto 2008. La più grande tragedia del K2
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No way down. 2 agosto 2008. La più grande tragedia del K2 - Graham Bowley,P. Gallo - ebook
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No way down. 2 agosto 2008. La più grande tragedia del K2
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Descrizione


"Vedendo da vicino il picco del K2, il grande seracco e il Collo di Bottiglia, contemplandone la bellezza e il minaccioso fascino, ho cominciato a comprendere perché un coraggioso gruppo di uomini e donne aveva rischiato la vita per scalare la montagna." La notte del 1º agosto 2008 ben ventiquattro scalatori di quindici diverse spedizioni internazionali partirono contemporaneamente all'attacco del K2. Solo tredici di loro ritornarono al Campo base. Gli altri undici riposano per sempre nelle viscere della montagna. Quel che resta di loro è una lapide, ricavata da un piattino di latta, al Gilkey Memorial. La più grande tragedia alpinistica nella storia della vetta himalayana si consumò in quarantotto ore da brivido che tennero col fiato sospeso il pubblico di tutto il mondo, dalla Corea all'Europa, dagli Stati Uniti all'Italia, rappresentata da Marco Confortola. Le indagini giornalistiche hanno stabilito che fu una tragedia in gran parte annunciata. Il cattivo coordinamento fra i capi spedizione provocò l'errato posizionamento delle corde già sulla Spalla. Sul Collo di Bottiglia l'eccessivo numero di scalatori attardò i ritmi di ascesa. Sul Traverso alcuni di loro andarono in crisi, ma vollero comunque proseguire, esponendosi ai colpi mortali della montagna. Poi la mancanza di ossigeno, il freddo disumano, l'incedere della notte, la falce di neve e ghiaccio rilasciata dall'enorme seracco del K2 fecero il resto. No Way Down racconta tutto ciò che è successo e tutto ciò che non doveva succedere in quella maledetta avventura a più di 8000 metri di quota. Fra morti improvvise, colpi di scena imprevedibili, corde che si lacerano, valanghe grandi come la paura, atti di eroismo e di amore, corpi martoriati e stremati, questo libro sembra un thriller ed è invece una storia vera, drammaticamente vera, che narra l'irresistibile fascino della sfida fra gli esseri umani e la sconfinata forza della Natura.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
286 p.
Reflowable
9788852019685

Valutazioni e recensioni

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Martino
Recensioni: 4/5

Una delle più famigerate tragedie della montagna, dove probabilmente la corsa alla salita ad uno dei giganti più noti della terra è costato la vita ad un numero così elevato di alpinisti. Riuscì a tornare a casa invece Marco Confortola, tra I più forti scalatori italiani, che dovette però pagare un pesante tributo al K2, la perdita per congelamento della dita dei piedi.

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Gianni F.
Recensioni: 4/5

Precisa ricostruzione della tragedia del 2008 sul K2. Avvincente come un trihller

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Lorena
Recensioni: 4/5

L'autore, grazie ad un ottimo lavoro di raccolta informazioni, interviste e studio del K2, racconta i tragici avvenimenti del 2008. Un buon libro, sia per chi pratica l'alpinismo, sia per chi come me ne è solo estremamente affascinato.

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La recensione di IBS

K2 2008: una delle più grandi tragedie dell'alpinismo contemporaneo rivive nelle pagine del nuovo libro di Graham Bowley, giornalista del New York Times. Un bestseller che ha sbancato le classifiche in America e ha già suscitato molto interesse e curiosità in Italia per le rivelazioni e le ricostruzioni di fatti non ancora del tutto chiariti.
Concepito come una cronaca realistica e dettagliata, No Way Down raccoglie le voci e le testimonianze di tutti coloro che furono coinvolti in quei tristi avvenimenti (alpinisti, compagni rimasti al campo base, familiari delle vittime) restituendoci una narrazione elettrizzante e ricca di colpi di scena. Una storia vera che si legge come un romanzo d'avventura, alla stregua dei grandi successi della letteratura di montagna, da Aria sottile di Jon Krakauer a La morte sospesa di Joe Simpson.
In quella notte d'estate del 2008 erano in troppi sotto la cima della seconda montagna più alta della Terra. Una delle più grandi concentrazioni di alpinisti che in un solo giorno avessero mai tentato assieme l'assalto al K2: ventiquattro, tra coreani, olandesi, francesi, serbi, norvegesi, italiani (rappresentati da Marco Confortola), attendevano che il sole sorgesse illuminando la vetta. Tutti in pista per compiere l'impresa di una vita. Parte da qui il racconto di Bowley che passa in rassegna le concitate e drammatiche fasi dell'ascensione e della discesa, facendo luce su una serie di errori e scelte sbagliate che potrebbero essere state alla base della tragedia. A causa dell'affollamento gli scalatori procedevano a rilento, alcuni innervositi dal ritardo compivano manovre azzardate, in pochi avevano percezione della pericolosità della situazione.
Ed ecco subito dopo la partenza la prima tragedia. Il serbo Dren Mandić, che si era staccato dalla cordata per aiutare la norvegese Cecile Skog, scivola sul ghiaccio e muore schiantandosi su alcune rocce. Lo seguono il portatore d'alta quota Jahan Baig, e Rolf Bae, marito di Cecile e capospedizione norvegese, che aveva rinunciato alla salita per problemi fisici. Durante la discesa al campo base scompare nel nulla sotto gli occhi della moglie, fino a quel momento felicissima per aver conquistato la vetta.
Ci sono poi le appassionanti e controverse pagine dedicate all'avventura estrema di Marco Confortola, intrappolato tra la cima e il traverso del "Collo di bottiglia", un canalone instabile di roccia, ghiaccio e neve che lo separava dalla salvezza. Fu costretto a un bivacco d'emergenza a circa 8.300 metri di altitudine insieme al collega ed amico Gerard McDonnell, con cui tentò anche di salvare, senza successo, una cordata di coreani gravemente feriti e imprigionati nello loro stesse corde. Confortola fu l'ultimo a vedere in vita l'alpinista irlandese prima che scomparisse, forse inghiottito da una valanga. Lui stesso fu salvato in extremis dallo sherpa nepalese Pemba Gyalje, che lo trascinò fino al campo 4. Bowley racconta i fatti secondo i ricordi del valtellinese, che a questa esperienza drammatica ha dedicato un libro, Giorni di ghiaccio, uscito nel 2009, ma espone anche i dubbi della famiglia e della fidanzata di McDonnell, che non credono alla versione ufficiale. "Ho voluto riportare tutte le versioni dei fatti, per dovere di cronaca - ha dichiarato a questo proposito l'autore. - Lascio ai lettori il compito di decidere a cosa credere."
Il libro è certamente ricco di testimonianze rivelatorie ma è chiaro che il suo intento non è quello di alimentare polemiche gratuite o annunciare la verità definitiva su una vicenda così controversa ed emblematica per l'alpinismo moderno. Non sapremo mai con certezza cosa sia accaduto in quei momenti drammatici e in quei luoghi estremi dove la fatica, il pericolo, l'istinto di sopravvivenza, gli effetti devastanti dell'alta quota travolgono il fisico e la mente dell'uomo, condizionandone totalmente le azioni e i pensieri. Nell'aria sottile degli Ottomila è ancora più labile e indefinito il confine tra destino e forza di volontà, tra realtà e fantasmi interiori. In questa indeterminatezza i punti fermi sono altri. La gioia della conquista, il brivido della sfida, il timore della fine, il sollievo della salvezza, la condivisione del dolore, l'abnegazione del soccorso: ecco i veri protagonisti di No way down. Il lettore, anche il più sedentario e alieno da qualsivoglia avventura alpinistica, li rivivrà sulla sua pelle, immedesimandosi negli "eroi moderni" che incarnano l'eterna sfida dell'uomo ai suoi limiti e la ricerca di una conoscenza più profonda di se stessi e del significato più autentico dell'esperienza e della conquista umana.

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