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Quale distanza, quale profondo stacco di sensibilità separa la nostra percezione della Cina di trent'anni fa da quella di oggi. Quanto è lontana La Cina è vicina di Marco Bellocchio (1967) da questo Notsofareast di Olivo Barbieri. Lì la Cina era metafora di una incolmabile distanza, «non luogo» di un catartico quanto improbabile capovolgimento; qui, al contrario, quell'asse materiale e simbolico della Cina contemporanea che va da Pechino a Shanghai si fa corposo luogo deputato del cambiamento, ombelico della trasformazione globale, punto di impatto di una rivoluzione visiva che trasforma –deforma- lo stesso sguardo fotografico.C’è una linea di demarcazione che si perde, tra lo spazio e il tempo, nell'uso particolarissimo che Olivo Barbieri fa della «messa a fuoco selettiva». La sua macchina fotografica si focalizza su un punto specifico della trasformazione, per fissarlo con entomologica accuratezza; ma per poter affondare lo sguardo sul non-tempo della mutazione, per esaltarne la lettura, lo scatto e la torsione, bisogna che tutt'intorno il resto sbiadisca e sfumi. Preso nel suo insieme, il cambiamento est-asiatico è proprio in questa cifra che così lucidamente è colta dalla sequenza di immagini di Olivo Barbieri. Una voluta, programmatica imprecisione governa la trasformazione cinese….(dalla presentazione di Carmine Donzelli)
Quale distanza, quale profondo stacco di sensibilità separa la nostra percezione della Cina di trent'anni fa da quella di oggi. Quanto è lontana La Cina è vicina di Marco Bellocchio (1967) da questo Notsofareast di Olivo Barbieri. Lì la Cina era metafora di una incolmabile distanza, «non luogo» di un catartico quanto improbabile capovolgimento; qui, al contrario, quell'asse materiale e simbolico della Cina contemporanea che va da Pechino a Shanghai si fa corposo luogo deputato del cambiamento, ombelico della trasformazione globale, punto di impatto di una rivoluzione visiva che trasforma deforma- lo stesso sguardo fotografico.C'è una linea di demarcazione che si perde, tra lo spazio e il tempo, nell'uso particolarissimo che Olivo Barbieri fa della «messa a fuoco selettiva». La sua macchina fotografica si focalizza su un punto specifico della trasformazione, per fissarlo con entomologica accuratezza; ma per poter affondare lo sguardo sul non-tempo della mutazione, per esaltarne la lettura, lo scatto e la torsione, bisogna che tutt'intorno il resto sbiadisca e sfumi. Preso nel suo insieme, il cambiamento est-asiatico è proprio in questa cifra che così lucidamente è colta dalla sequenza di immagini di Olivo Barbieri. Una voluta, programmatica imprecisione governa la trasformazione cinese .
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