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Questa raccolta di poesia tradizionale romena è una vera - e bellissima - scoperta letteraria e culturale, che ci mette in contatto con le sopravvivenze di un mondo antichissimo, fermato nel poco spazio (da qualche decina a poche centinaia) dei versi di un canto. La raccolta (corredata da un'ampia introduzione e da un commento impeccabile ai testi) si compone di due tipi di canti: i "canti vecchi", narrazioni in versi di carattere eroico o fantastico, e le colinde, canzoni rituali più brevi del tempo del Natale e dell'Epifania. Sin dall'inizio della lettura siamo trasportati nel mondo del mito: il "canto vecchio" che suggerisce il titolo alla raccolta, Il Sole e la Luna, è il racconto della passione incestuosa del Sole per la sorella, ritratta mentre lavora al telaio, che viene trasformata poi da Dio nella Luna proprio per consentirle di sfuggire alle nozze proibite. Siamo come si vede nel pieno di una mitologia cosmogonica, con implicazioni che riguardano il mondo contadino e la pratica, antica e presente anch'essa in molti miti, della tessitura. Gli altri testi dell'antologia mettono in scena temi e personaggi altrettanto arcaici: i riti di passaggio all'età adulta e le prove per l'accesso al matrimonio, il sacrificio umano come garanzia di successo di un'impresa, la foresta sacra e il contatto con l'altro mondo, le imprese e la violenza irrazionale di un eroe, l'animale prodigioso e aiutante. La compresenza di più temi e di motivi rintracciabili in altri contesti mitici all'interno di uno stesso canto rendono spesso complessa l'interpretazione e la determinazione del nucleo originario; come è normale nella poesia tradizionale, si danno poi varianti fra canti raccolti in luoghi e tempi diversi. Tutto questo testimonia di una lunga elaborazione collettiva, certamente soltanto orale, nella quale entrano anche elementi e figure della storia romena, in particolare gli eroi della lotta antiottomana, o personaggi divini e santi. In tali casi, essi diventano il soggetto del canto ma conservano molto evidenti i tratti mitici e arcaici (e quindi antistorici o precristiani) comuni ai due generi poetici. La causa di tale straordinaria sopravvivenza di elementi mitici va probabilmente cercata nella separatezza delle vicende del popolo romeno rispetto al resto dell'Europa; in particolare, i suoi ceti dirigenti non hanno sviluppato quel "processo di civilizzazione" che ha contraddistinto, nei secoli centrali del medioevo, l'acculturazione della nobiltà e della società laica dell'Occidente. Non va infine taciuta la suggestione dei testi (che ha peraltro incantato e talora ispirato letterati e musicisti romantici e novecenteschi), dove alla densità e alla brevità semantica di certi versi se accompagnano altri di ora toccante ora cupa bellezza.
(W.M.)
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