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Repertorio dei pazzi della città di Palermo
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Repertorio dei pazzi della città di Palermo - Roberto Alajmo - copertina
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Repertorio dei pazzi della città di Palermo

Descrizione


Una elencazione ragionata dei soggetti eccentrici che hanno popolato Palermo da due secoli a questa parte, ciascuno inventariato con la sua mania, le sue imprese e il destino che gli è toccato in sorte. Ritratti fulminei, microracconti, biografie minimali governate dalla ferrea logica dell'assurdo. Il risultato è un sorriso fra le lacrime, il malinconico divertimento che induce a riflettere anche sulla propria esistenza. Classificando se stesso fra i suoi matti, Roberto Alajmo spiega come queste storie siano state raccolte e si siano sedimentate l'una sull'altra, nel corso del tempo, così come fanno i coralli marini: «Uno faceva collezione di storie eccentriche. Ne trovò una e la mise da parte. Poi ne trovò un'altra, e così via. Quando ne raccolse un certo numero, ne fece un libro. Ma l'uscita del libro fece sì che altre persone venissero a raccontargli le storie che conoscevano». Attraverso queste figure si può ascoltare il cuore della città. Sono bottegai, vagabondi, artisti, donne di casa, avventori di taverna, artigiani di mestieri in via di sparizione, parecchi aristocratici. Raro è il deragliamento della classe media, ma quando avviene è disperato: «Cinque erano, madre e quattro figlie, che abitavano in via Giusti. Una di loro ogni tanto si faceva il bidet sul balcone e poi gettava l'acqua di sotto. Si erano divise i compiti di casa in maniera rigorosa: una stirava, una cucinava, una faceva la spesa, una faceva il bucato e una, che indossava sempre i guanti di gomma, puliva. Scendevano in strada solo la sera per gettare la spazzatura. In pigiama, tutte e cinque assieme».
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Dettagli

2018
22 novembre 2018
132 p., Brossura
9788838938603

Voce della critica

Non tutti lo sono, non tutti ci sono.” Questa frase, scritta sul muro del manicomio di Agrigento, apre il libro di Alajmo. Non lo definirei romanzo perché non narra una storia, non è neppure un saggio perchè, nonostante denoti una certa ricerca antropologica e addirittura una sua suddivisione interna in gruppi e sottogruppi, spesso uniti da associazioni di pensiero dell’autore, non vuole arrivare a nessuna conclusione. Mi pare piuttosto una guida di viaggio nella moltitudine di essere umani, bizzarri e stravaganti, che hanno abitato Palermo negli ultimi duecento anni, alcuni personaggi insignificanti rimasti nella memoria per la loro eccentricità, altri invece protagonisti di rilievo del contesto storico e culturale della città.

Alajmo ne fa descrizioni brevi, di poche righe, quasi fossero degli haiku in prosa, in cui delinea le peculiarità salienti che fanno della persona descritta un personaggio. L’autore, con poche e rapide pennellate, dipinge a suon di parole, usate sapientemente, anche il contesto in cui i pazzi di Palermo vivono: il nome di una via, di una piazza, la descrizione di un palazzo o di un teatro.

Il lettore si incammina per via De Spuches, via Giusti, via Mongitore, Via Roma e incontra Turidduzzu Mezzanotte che dormiva tutto il giorno e mangiava a mezzanotte in punto, Gaetano Gambino, Sandokan, Ciro Chiuraè che non sbagliava mai l’ora, Stella a Cosittara che andava in giro con le calze nere e sembrava una strega e ancora nobili decaduti, principi sequestrati da Cosa nostra e costretti a vivere in un albergo, duchi, principi e contesse sorde e cieche che scambiavano un limone in gabbia per il loro canarino morto. Tra i pazzi della città di Palermo, Alajmo ci presenta Rosolino Pilo, ma anche il poeta Giardina, la scrittrice Jeanne Buscemi, lo scrittore francese Raymond Roussel, lo scrittore Salvo Licata, il poeta Beppe Schiera e pittori, ballerine, calciatori veri o presunti. Tutta la città si fa palcoscenico di questa rappresentazione di singolari esseri umani, ricordati per nome e cognome, nomignolo o semplicemente con l’intercalare “uno” e “una” con cui Alajmo ci narra la storia di una miriade di palermitani.

Leggetelo se siete stati a Palermo (o se ci andrete prossimamente) come se fosse il vostro giro turistico all’interno di un’umanità varia e variegata di cui tutti facciamo parte. Nessuno escluso.

Non mi conoscevo affatto, non avevo per me alcuna realtà mia propria, ero in uno stato come di illusione continua, quasi fluido, malleabile; mi conoscevano gli altri, ciascuno a suo modo, secondo la realtà che m’avevano data; cioè vedevano in me ciascuno un Moscarda che non ero io non essendo io propriamente nessuno per me: tanti Moscarda quanti essi erano.
(Uno, nessuno e centomila, L. Pirandello)

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Conosci l'autore

Roberto Alajmo

1959, Palermo

Roberto Alajmo è nato a Palermo e a Palermo continua a vivere. Collabora stabilmente con “l’Unità” e diverse altre testate nazionali.Fra i suoi libri: "Almanacco siciliano delle morti presunte" (edizioni della Battaglia, 1996); "Le scarpe di Polifemo" (Feltrinelli, 1998); "Notizia del disastro" (Garzanti, 2001), col quale ha vinto il premio Mondello, "Carne mia" (Sellerio Editore Palermo, 2016), "Io non ci volevo venire" (Sellerio Editore Palermo, 2021) e "Abbecedario siciliano" (Sellerio Editore Palermo, 2023) .Con Mondadori nel 2003 ha pubblicato il romanzo "Cuore di Madre", finalista ai premi Strega e Campiello.Nel 2004 è uscito "Nuovo repertorio dei pazzi della città di Palermo" e nel 2005 il romanzo "È stato il figlio", finalista al...

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