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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2014
Pubblicato precedentemente con il titolo Nel segno di DavidUn romanzo struggente che può fare per la Palestina ciò che il Cacciatore di aquiloni ha fatto per l'Afghanistan. Racconta con sensibilità e pacatezza la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di "senza patria".
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non avrà mai successo perchè mette in risalto i difetti di Israele, e quind idai poteri forti sarà censurato, però definirlo al pari de il cacciatore di aquiloni mi è parso eccessivo
Leggendo questo libro non si può non condividere il pensiero di Papa Francesco: la guerra non serve a niente. Un romanzo che oggi è attualissimo nonostante sia stato scritto quindici anni fa, ci insegna che dal 1948 ad oggi, 2024, l'uomo non ha imparato quali sono i valori veri della vita.
Lettura di forte attualità, che in questo periodo aiuta a mantenere alta la sensibilità sul conflitto tra palestinesi e israeliani, al di là della cronaca ormai quotidiana che ci riporta di rappresaglie e vittime innocenti. Il libro è opera di un’autrice palestinese, che nelle vicende della giovane Amal ripercorre in parte quelle della sua stessa vita: una storia con una vena autobiografica, dunque, ma questo non induce a prendere necessariamente una posizione in favore di un popolo piuttosto che dell’altro. La storia narra soprattutto dell’amore per la terra in cui si è vissuti, dei legami famigliari – tenaci e indissolubili, delle tradizioni e della speranza. Speranza, sì, anche se sembra quasi un ossimoro accostato al racconto di chi perde i propri cari sotto le macerie per un bombardamento, o brutalmente uccisi da soldati senza pietà, o ancora spariti senza più lasciare tracce. Nella prima parte prevale una narrazione più sentimentale, intrisa di ricordi, mentre la seconda parte è più cruda e legata alla successione di attacchi contro una popolazione pressoché inerme. Ho terminato il libro con la consapevolezza che, nel tentativo tuttora irrisolto di capire dove siano le ragioni dei giusti, il ruolo di cattivo sia da attribuire proprio a quella stessa organizzazione internazionale che nel 1948 contribuì a lacerare un territorio e che oggi è il grande assente sulla scena diplomatica.
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