Down Colourful Hill

Ci sono album che possono essere molto ben descritti, tradendo il celebre proverbio, anche dalla loro stessa copertina, senza bisogno di grandi parole; nel caso dei Red House Painters, poi, il discorso potrebbe essere esteso non solo per il qui presente "Down Colorful HIll"... Un letto, broccato ricamato ma spento, tristemente circondato dal buio di una stanza tetra e forse spoglia, quasi funerea: color seppia dominante, e nient'altro. Associare i brani a questa scena è gesto involontario ed inevitabile, tanta è la sofferenza trasmessa dalle note della chitarra, dalla voce di Kozelek, scandita ora dai rintocchi cupi del basso, ora da una batteria essenziale. Difficile segnalare un brano rispetto ad un altro, ognuna delle sei composizioni (tracce demo registrate in momenti diversi, ma poi raccolte e rifinite in studio) potrebbe essere potenziale emblema della corrente slowcore, genere musicale di cui i Red House Painters si elevano a band di sicuro riferimento. Tristemente ridotto all'osso, ma da far accapponare la pelle: un classico della musica del nostro tempo.