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Ombre ammonitrici - Pietro Geranzani - copertina
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Ombre ammonitrici - Pietro Geranzani - copertina

Descrizione


La poesia filosofica di Ito Ruscigni ha come motivo ispiratore l'immanente e si distende tra religione e filosofia per guardare verso quella che lui chiama la "Grande Realtà Trascendente". Corredato da un ricchissimo apparato di note, il poemetto polemizza con l'arroganza autoritaria del potere che toglie all'uomo la condizione che ne motiva l'esistenza, la libertà. Un libro che mette a soqquadro i baluardi della verità stessa e ci impone di riesaminare le domande prime e ultime.
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Dettagli

2009
5 febbraio 2013
ill.
9788864050379

Voce della critica

Renè Guenon risale a una religione primigenia attraverso la tradizione. Elemire Zolla ricerca una "filosofia perenne". Ito Ruscigni, se è lecito il paragone, propone lo stesso messaggio attraverso i suoi esili e, nello stesso tempo, densi libretti di poesie. L'ultimo, Eis (Tu sei) fa pensare a un poeta civile nell'Italia della rinnovata invadenza clericale. Poiché non sono un critico letterario, ne scrivo come lettore. Ma, da politologo, conosco il peso che ha avuto nella società italiana la poesia civile, che da Foscolo e Leopardi arriva a Pasolini (Le ceneri di Gramsci), passando per Carducci e Pascoli. Ma, mentre questo è un filone illuminista, la poesia civile di Ito Ruscigni è gnostica o neognostica.
Claudio Magris, recensendo Eis, osserva che "la mistica, o, peggio, la gnostica che si fa dottrina, declassa l'indicibile mito a mitologia spesso ridicola e regressiva". Ruscigni sfugge a questo pericolo proprio attraverso la formula poetica, ma di una poesia ricca di nomi e di cultura, sin dai primi versi dedicati al grande teologo protestante Rudolf Bultmann. Ritenuto promotore di una sorta di esistenzialismo cristiano, gli storici vi vedono uno dei fondatori della demitizzazione del testo biblico e così lo apostrofa il nostro poeta: "Non troverai Bultmann – il nocciolo del trascendente – spogliato del mito – il certificato d'anagrafe del divino o quello – di morte e resurrezione".
Impegnato a liberarci dai fumi autoritari delle religioni pretese rivelate, Ruscigni ammonisce anche l'artefice della Riforma: "Recedi Lutero – l'uomo non è una 'bestia da soma' dai teologi marchiata – e gravata dai mercanti"; e gli si contrappone quanto lo precede: "A 'Gran Meraviglia' – assurge invece l'uomo – magnificato dal Pico", quel Pico della Mirandola non privo di ambiguità a proposito dell'astrologia, ma presentato nelle Note come propugnatore, contro la "bestia da soma" di Lutero, di "una visione solare dell'uomo assurta a icona del Rinascimento".
Queste Note che formano la metà del volumetto, secondo l'autore "non costituiscono un saggio, ma sono esplicative per l'intelligibilità del testo poetico". I puristi potrebbero osservare che un'autentica poesia si "esplica" autonomamente. Ma quella di Ruscigni è, appunto, una poesia civile, legata all'insegnamento neognostico del suo maestro, Sofo. Così, per il modo in cui sono scritte, queste Note sono, se non un saggio, esse stesse un testo poetico, con sintesi come questa: "Al tempo delle persecuzioni, quando i cristiani non avevano conquistato il potere con Costantino e Teodosio, invocavano il libero arbitrio data la sacralità dell'uomo creato da Dio, ora la società è una massa dannata che deve solo obbedire ai potenti di questo mondo": la "bestia da soma del futuro Lutero. E per questo l'ultima nota conclude proprio poeticamente. Ancora in polemica con Lutero e con Bultmann: "Il verso 'conoscenza che muta la natura' allude alla morte ed alla resurrezione come cambiamento necessario alla salvezza". È il messaggio finale. Pessoa intitolò Il messaggio, da altro poeta civile, quello indirizzato ai suoi lusitani. Ruscigni, da un'altra terra di navigatori, la Liguria, manda un messaggio a tutti noi.
Giorgio Galli

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