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Ombre rosse (Blu-ray) di John Ford - Blu-ray
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Ombre rosse (Blu-ray)
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Descrizione


Nel Far West, una diligenza con a bordo otto persone, che non hanno niente in comune tra loro, viene attaccata dagli indiani e salvata dalla cavalleria. Il film ha avuto un rifacimento nel 1966.
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Dettagli

1939
Blu-ray
8033406830331
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Premi

    1939 - Oscar [Academy Awards] - Miglior attore non protagonista - Mitchell Thomas

Informazioni aggiuntive

Enjoy Movies, 2015
Koch Media
92 min
Italiano (PCM);Inglese (PCM)
Italiano
1,33:1 Full Screen

Valutazioni e recensioni

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Riccardo Alberti
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Con «Ombre rosse» l’epopea della frontiera assurge al rango di Mito e i topoi del genere vengono canonizzati fino alla loro rivisitazione/demolizione ad opera di autori come Peckinpah e Cimino. Il microcosmo angusto e claustrofobico costituito dall’interno di una diligenza – in relazione dialettica ed antinomica con le sconfinate immensità della Monument Valley – ed abitato da un gruppo eterogeneo di nove personaggi, ciascuno rappresentativo di un tipo umano e sociale, viene magistralmente rappresentato, in un bianco e nero da antologia, da un grande John Ford, che aveva già al suo attivo più di 90 pellicole e che avvia qui il suo sodalizio con il “Duca” John Wayne. Il regista riserva ai reietti del film (il galeotto, la prostituta, l’ubriacone), gli unici per i quali l’american dream, con la sua promessa di redenzione ed ascesa sociale, rimane ancora valido, uno sguardo benevolo ed empatico, che troverà il suo perfezionamento nel happy ending, scontato ma non troppo. Straordinarie le interpretazioni dei caratteristi, con Thomas Mitchell a svettare su tutti (nello stesso anno, il fatidico 1939, sarà anche Geraldo O’Hara, il padrone di Tara e il genitore dell’indimenticabile Rossella di “Via col vento”), John Carradine e il simpaticissimo Andy Devine (oltre 400 titoli in carriera) a seguirlo a ruota. La sequenza dell’assalto alla diligenza ad opera degli Apache ci regala un esempio indimenticabile di ritmo cinematografico, movimenti di macchina e montaggio; la fotografia descrive mirabilmente i maestosi paesaggi della Monument Valley (location imprescindibile che dista però 705 km. da Lordsburg, la più volte citata meta finale del tragitto della diligenza); l’ottima colonna sonora punteggia efficacemente i momenti topici; evocativo il titolo, molto meglio nella versione italiana che in quella originale («Stagecoach»); all’altezza, infine, il doppiaggio anche se, talvolta, scade in qualche traduzione un po’ buffa, come quando rende marshall (sceriffo) con maresciallo.

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John Ford

1895, Portland, Maine

"Nome d'arte di Sean Aloysius O'Feeney, regista statunitense. Di etnia irlandese, a diciott'anni, lascia la fabbrica in cui lavora e raggiunge il fratello maggiore, Francis, già impegnato come attore e regista a Hollywood, assumendo il nome di John, che subito cambia in Jack, mutando anche il cognome in Ford. Come Jack F. dirige, tra il 1916 e il 1923, una serie di film d'avventura per la Universal, in particolare molti two reels con H. Carey. Riprende il nome John per dirigere Il cavallo d'acciaio (1924), un western di grande successo che già rivela un'alta padronanza del mezzo. Tra due rulli, medi e lungometraggi sono decine i film che il giovane F. firma. Quattro anni dopo, nel 1928, realizza L'ultima gioia (insulso titolo italiano di Four Sons), con il quale vince il premio...

Claire Trevor

1910, New York

"Nome d'arte di C. Wemlinger, attrice statunitense. Già comparsa nei cortometraggi Vitaphone, esordisce a Hollywood con il western Life in the Raw (Vita bruta, 1933) di L. King. Comprimaria di spicco nel melodramma avventuroso (La nave di Satana, 1935, di H. Lachmann), nel dramma sociale (Strada sbarrata, 1937, di W. Wyler) e nel noir (Il sapore del delitto, 1938, di A. Litvak), veste i panni di Dallas, prostituta dal cuore tenero, in Ombre rosse (1939) di J. Ford. A proprio agio nel western (La belva umana, 1940, di R. Walsh), prosegue in ruoli di supporto (L'ombra del passato, 1944, di E. Dmytryk) e da protagonista (Perfido inganno, 1947, di R. Wise) nel noir più cupo. All'Oscar (L'isola di corallo, 1948, di J. Huston) seguono il biopic (L'ultima sfida, 1948, di R. Del Ruth) e il gangster-movie...

John Wayne

1907, Winterset, Iowa

"Nome d'arte di Marion Michael Morrison. Attore statunitense. Icona assoluta del western classico e protagonista ricorrente del cinema bellico dalla filmografia sterminata (oltre duecento titoli), personifica solidità morale, lealtà, patriottismo ed energico spirito d'azione: sintesi archetipica dei valori americani tra conflitto mondiale e guerra fredda. Promessa sportiva della University of Southern California, l'aitante «Duke», come era soprannominato, si mantiene facendo l'attrezzista alla Fox. È J. Ford, con cui stringe amicizia, a offrirgli le prime fugaci apparizioni (La casa del boia, 1928) e proporlo quale protagonista per Il grande sentiero (1929), epopea dell'Ovest di R. Walsh. Mutato il nome in J.W. affronta il western di serie B per Warner Bros e Monogram con ritmo alacre (dieci...

John Carradine

1906, New York

"Attore statunitense. Altissimo di statura, il volto sottile, lo sguardo insondabile, è uno dei caratteristi più ricercati dal cinema hollywoodiano per la sua spiccata attitudine a dare vita a personaggi ambigui e sfuggenti, collezionando nel corso degli anni un numero cospicuo di presenze in thriller e horror (soprattutto come Dracula), per lo più B-movies non sempre dozzinali. L'arte scenica di C. è tuttavia raffinata (recita spesso Shakespeare con una propria compagnia teatrale), tanto da diventare uno degli attori di fiducia di J. Ford, recitando per es. in Maria di Scozia (1936), Uragano (1937), Furore (1940), e soprattutto in Ombre rosse (1939), in cui dà vita all'indimenticabile figura del gambler gentiluomo. Lavora inoltre con H. King (Jess il bandito, 1939), F. Lang (Il vendicatore...

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