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I paesaggi perduti. Romanzo di formazione di una scrittrice
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I paesaggi perduti. Romanzo di formazione di una scrittrice - Joyce Carol Oates - copertina
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paesaggi perduti. Romanzo di formazione di una scrittrice

Descrizione


"Nessuna storia d'amore è profonda e duratura come quella della prima infanzia. Per tutta la vita abbiamo nostalgia dei nostri genitori, giovani, attraenti e misteriosi, che ci erano così fisicamente vicini e al tempo stesso così distanti e inaccessibili, imperscrutabili. È questa l'origine dell'"amore", che colora e determina tutto ciò che verrà dopo?"

Cosa accade quando una delle più importanti scrittrici contemporanee, autrice di romanzi dalle trame avvincenti e personaggi memorabili, decide di abbandonare la finzione per raccontare di sé? Non un memoir sulla sua vita di scrittrice e nemmeno una classica autobiografia. Joyce Carol Oates non racconta tutto, ma solo quello che è decisivo, gli anni cruciali per la persona (e la scrittrice) che sarebbe diventata. Addentrandoci nelle pieghe dell'infanzia e dell'adolescenza scopriamo tanti misteri e capiamo dove nasce l'immenso serbatoio di storie che è la mente di Joyce Carol Oates. Il padre e la madre che sono personaggi da romanzo, il pollo "un po' speciale" come migliore amico, il primo incontro con la morte quando la migliore amica si suicida, una sorella che è un enigma pericoloso e triste, gli amori e i libri, Alice nel paese delle meraviglie. Ma il vero protagonista è il paesaggio, quell'America rurale fatta di fattorie e avventure all'aria aperta, duro lavoro e perdita, felicità estive, un paesaggio che diventa molto più di uno sfondo per i romanzi futuri. È l'origine stessa del desiderio di scrivere. Ci sono molte foto in questo romanzo, sfilate dall'album di famiglia e mostrate per la prima volta ai lettori. Istantanee di tanto tempo fa e ritratti recenti, tutti ugualmente animati da un fascino mitico che ci fa riconoscere in quei volti lontani e imperscrutabili i fantasmi della nostra infanzia, gli stessi che potremmo ritrovare nei bauli dimenticati nelle soffitte delle nostre case di famiglia. Queste foto, assieme ai ricordi dell'autrice, a volte commoventi a volte irriverenti e teneri, ci dicono che quei fantasmi sono gli stessi per tutti noi e ci stanno vicini per tutta la vita, fino a quando non finiamo per diventare noi stessi questi fantasmi che abitavano il paesaggio e il tempo perduto della nostra infanzia.
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Dettagli

2018
Tascabile
19 giugno 2018
315 p., ill. , Brossura
9788804688396

Valutazioni e recensioni

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Robert67
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Non un'autobiografia in senso stretto, ma piuttosto una collazione di ricordi della scrittrice. A volte un po' troppo prolissa caratteristica della scrittura della Oates. Commovente la storia del pollo ( in realtà una gallina ) Happy e tragicamente violenta quella dei vicini di casa.

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marialuisa Bianchi
Recensioni: 4/5

Dal recente Ho fatto la spia, un romanzo spietato sulla società americana, torno a parlare di questa grande scrittrice, sempre profonda e solida nella scrittura che posso proprio dire non delude mai. Qui si cimenta nel genere autobiografico, come a dire dove tutto ha avuto inizio. Un libro che non è un romanzo e nemmeno una raccolta di racconti. Come dice il titolo protagonista è il paesaggio, l’America profonda delle fattorie, vita a stretto contatto con la natura, lavoro faticoso e ingrato; un paesaggio che diventa parte integrante nei suoi romanzi . L’autrice estremamente prolifica la ricordiamo per una serie di romanzi, avvincenti e legati alla cultura americana profonda e razzista, qui si concede di parlare di sé e lo fa in modo originale. Disvela i tanti misteri della sua infanzia e dell'adolescenza e così comprendiamo dove hanno avuto origine le storie che ci racconta e i personaggi bizzarri dei suoi romanzi . La sorella autistica; il fratello a cui è legatissima; i nonni, una in particolare la cui vicenda era stata raccontata ne La figlia dello Straniero; il pollo come animale da compagnia che poi è una gallina, ma rimane col nome Happy, suo grande amico e i genitori ovviamente. Il padre e la madre che ringrazia per essere diventata quello che è. Un memoir che matura nel tempo; dopo la prima lettura, ci si ritorna con la mente ed è utilissimo per chi voglia cimentarsi con l’autobiografia, pieno di spunti e riflessioni profonde , si legge bene, scorrevole e va assaporato piano piano. Lascia il segno. La sua scrittura è tradizionale ma appare sempre nuova, rinnovata. Un bel modo di conoscere le vita degli altri, importante da utilizzare per tutti, per ricordare, per non dimenticare, per insegnare e tramandare, perché “Con il senno di poi vediamo quello che speriamo di vedere . Vediamo quello che la nostra narrazione più lusinghiera ci permetterà di vedere. Ma in medias res ci rendiamo conto di ben poco"

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Carol
Recensioni: 4/5

Un bellissimo memoir con cui la famosa scrittrice ripercorrere i momenti salienti della sua infanzia e giovinezza. Non aspettatevi un'autobiografia precisa e dettagliata di questa parte della vita (del resto l'autrice spiega bene il suo intento nella postfazione), ma semplicemente una serie di ricordi ripescati dal passato, quasi tutti legati a forti emozioni, con cui la Oates cerca di far luce su che tipo di persona era allora, di capire meglio i suoi genitori (verso cui questo libro è un vero inno di amore e riconoscenza), ricordando eventi e persone che ha incrociato sulla sua strada e che sono stati determinanti per la sua crescita e in alcuni casi anche per la sua carriera di scrittrice. Non fatevi scoraggiare dal capitolo iniziale sul pollo Happy, in cui la Oates cade nel suo frequente difetto di diventare ripetitiva fino all'ossessione, e andate oltre, perché dopo ci sono pagine di rara bellezza, lucidità e poesia.

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Conosci l'autore

Joyce Carol Oates

1938, Lockport (New York)

Tra le figure più rilevanti della narrativa americana contemporanea - è stata indicata, tra l'altro, come una dei favoriti per l'assegnazione al Premio Nobel della Letteratura -, è anche una delle più prolifiche. Nata nello stato di New York nel 1938, è da anni residente a Princeton, presso la cui università ha insegnato scrittura creativa dal 1977 al 2014. Fa parte della prestigiosa American Academy of Arts and Letters.Nella sua opera narrativa esplora le residue potenzialità del realismo sociale e del genere «neogotico». Dal Giardino delle delizie (A garden of earthly delights, 1966), nel quale mappa di un eden sfigurato dalla violenza, a Quelli (1969), che proietta vite ed esperienze femminili sul fondale...

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