Patrimonio. Una storia vera
- EAN: 9788858400371

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28/10/2010 17:40:59
La malattia incurabile di un padre, il decadimento ed il percorso degenerativo verso la morte inevitabile: una storia comune a tanti figli (me compreso). Un libro di sentimenti veri, tutt'altro che melensi, contrastanti e magari inconfessati, ma comunque puri, sinceri ed umani. Il tutto sintetizzato magistralmente dall'Autore: "Non era un padre qualunque, era il padre, con tutto ciò che c'è da odiare in un padre e tutto ciò che c'è da amare.". Voto 4,5
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27/07/2010 22:25:11
Philip Roth non mi delude mai. Anche questa specie di diario si legge tutto di un fiato e ti tocca le corde più intime, specie se hai vissuto qualcosa di simile, ma non solo per questo. Come il suo solito, c'è anche qualche sprazzo di sano humor, perchè la vita, anche nei momenti più tristi può, in effetti, avere qualcosa di surreale e comico. E quanto tenero amore verso il padre, traspare da questo libro, anche senza esibirlo con frasi ad effetto. Bello !
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19/02/2010 16:58:49
..bellissimo!..roth non smentisce la sua grande capacità affabulatoria..su una storia quasi banale costruisce un capolavoro..da consigliare
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11/12/2009 17:10:01
Ero rimasta folgorata, affascinata, stupefatta dalle capacità narrative ed empatiche di Philip Roth in Pastorale americana, libro intenso ed estremamente originale. Alcune di queste caratteristiche le ho senz'altro ritrovate in questo libro: l'intensità della dura vicenda personale, mai rappresentata con eccessivo sentimentalismo, e la dinamica tecnica narrativa, fluida e di perenne interesse. Non l'ho trovato empatico come me lo sarei aspettato e forse troppo rapido nella rappresentazione degli stati d'animo, più descritti che "fatti sentire". Roth non vi indugia eccessivamente, di certo volutamente. Libro davvero scritto per la sua famiglia, per sè, più che per i lettori e per il mercato. Il voto non eccessivo è solo perchè avrei voluto più diffusamente gustare le capacità del grande scrittore americano.
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17/10/2009 12:53:25
Se il Nobel fosse davvero un premio dedicato all' obiettivo valore dell' Opera di uno scrittore, Roth lo avrebbe gia' avuto da tempo immemore. Ma, se non sei almeno minacciato di morte ogni tre giorni, almeno pedinato dalla mafia albanese e se, non ti e' neppure scoppiata , almeno ,la macchinetta del caffe' gettando in un panico da follia condominiale con arrivo dei vigili del fuoco e conseguente notizia al Tg, agli accademici di Svezia non interessi. E neppure a Carramba che sorpresa. E, poco conta la serieta' del tuo lavoro quotidino, il tuo talento di grande narratore, il riconoscimento planetario della tua opera d' arte. Conta di piu' essere " sfigati " piuttosto che saper dipanare le dinamiche implicite iscritte in una dimensione psicoanalitica di una famiglia ebrea degli anni '50. Conta di piu' aver avuto un passato attivo , sia pure da giovanissimi , nelle SS naziste che aver chiara e sperla tradurre in lettere la dimensione della sofferenza umana. Conta molto di piu' saper far ridere una popolazione , notoriamente depressa, sia pure con un passato di repubblichino, anziche' aver prodotto opere letterarie di indubbio valore universale. Quindi, leggete pure questo libro con attenzione, con sentimento, con l' attesa, ricompensata di esserne arricchiti in spirito, in humor finissimo, in tecnica narrativa che ha dello stupefacente , nella perfetta traduzione di Vincenzo Mantovani. E poi , se davvero vi siete deliziati nella sua lettura ed in qualche modo volete rendere un grazie all' autore, mettetevi a tavolino e scrivete a Roth una bella lettera di minacce di ogni genere , non una che contenga l' intento di mettere al rogo i suoi libri in pubblica piazza, di questo tenore ne ho appena compilata una io. E non vi resta che sperare che giunga agli accademici.
