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Anno edizione: 2013
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Un romanzo. cupo in cui i personaggi si muovono nel proprio egoismo e cinismo senza nessuna prospettiva di riscossa della propria infelice vita.
Consiglio la lettura. Prosa avvincente. Le tematiche affrontate sono ancora attuali nella società odierna (denaro, guerra, potere). Il protagonista è l'anti-eroe per eccellenza, frustrato, che non riesce a dare un senso alla propria vita. In effetti, più che vivere si trascina, trasportato dagli eventi verso un finale amaro, ma non del tutto inatteso.
Un romanzo riuscito e, come scrissero al tempo della pubblicazione, probabilmente chi lo aveva largamente criticato come non all’altezza della scrittrice, non lo aveva giustamente compreso. Tra pensieri inutili si nascondono, contemporaneamente, perle di saggezza che aspettano solo di essere scoperte dal lettore. Un romanzo che vale la pena leggere se si è amanti della scrittrice francese.
Recensioni
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La bruciante eredità di un magnate dell'acciaio pesa sulle fragili spalle di un uomo nauseato dalla vita.
«I padri hanno mangiato l’uva acerba e i denti dei figli si sono allegati»: così è scritto nella Bibbia. All’èra dei pirati della finanza e dell’industria, degli imperi economici costruiti sui campi di battaglia, dello sperpero e dell’abiezione (quella che nei suoi appunti Irène Némirovsky chiama «l’èra Golder») è succeduto lo scenario desolante degli anni Trenta: «Disoccupazione... Crisi... Svalutazione del dollaro... Deficit di bilancio...» e «tutti quegli scandali infami, quei processi, quelle bancarotte indecorose» in cui sprofonda la finanza internazionale... Modesto impiegato nell’azienda un tempo appartenuta a suo padre – «il Bohun dell’acciaio, il Bohun del petrolio», una sorta di «re misterioso e malefico» di cui si diceva: «Sui suoi passi nascono la rovina e la guerra» – e poi passata nelle mani di colui che era solo un faccendiere e un prestanome, Christophe Bohun non ha né ambizioni, né speranze, né desideri, né nostalgie. Si lascia svogliatamente amare da una moglie di irritante perfezione e da una cugina da sempre infatuata di lui. «È la pedina» annota ancora la Némirosky sulla minuta del romanzo «che viene manovrata sulla scacchiera, che per due o tremila franchi al mese sacrifica il suo tempo, la sua salute, la sua anima, la sua vita». Alla morte del padre, però, Christophe trova in un cassetto, ben in evidenza, una busta sigillata: dentro, una lista di parlamentari, giornalisti, banchieri che, all’epoca del crac finanziario, avevano ricevuto dal vecchio Bohun somme ingenti per convincere il governo a incentivare i preparativi bellici. Riuscirà questa potenziale arma di ricatto, e di riscatto, a scuoterlo dal suo «molle torpore»? Difficile trovare un romanzo così puntualmente applicabile a temi e fatti di ottant’anni dopo.
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