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Per chi suona la banana. Il suicidio dell'Unione Brancaleone e l'eterno ritorno di Al Tappone
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Per chi suona la banana. Il suicidio dell'Unione Brancaleone e l'eterno ritorno di Al Tappone - Marco Travaglio - ebook
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Per chi suona la banana. Il suicidio dell'Unione Brancaleone e l'eterno ritorno di Al Tappone
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Descrizione


Si parte dal marzo del 2007, quando ancora la rubrica di Marco Travaglio sull’«Unità» si chiamava Uliwood Party: governava, traballando, Romano Prodi. Si arriva al settembre del 2008: la rubrica si chiama Ora d’aria e sgoverna, anzi risgoverna Silvio Berlusconi, riesumato e rianimato dagli errori del centrosinistra. Per chi suona la banana racconta con graffiante puntiglio e feroce amore per la verità i dodici mesi finali dell’Unione Brancaleone e i primi sei del Berlusconi III. Con cadenza pressoché quotidiana, Travaglio registra fatti e dichiarazioni del teatrino politico-mediatico, richiama i suoi protagonisti alle loro dichiarazioni (dove troppo spesso latitano coerenza e logica), denuncia storture e stupidaggini. È la pratica di un giornalismo che ha come linee guida la libertà e l’indipendenza – e infatti gli strali colpiscono imparzialmente a destra e a sinistra. Si tratta in primo luogo di informare, dando spazio anche alle notizie che un’informazione addomesticata cerca di far sparire, riportando alla memoria il passato e creando nessi illuminanti tra fatti e frasi in apparenza distanti. Un giornalismo di questo genere assume così un compito di controllo e verifica nei confronti dei Palazzi, un ruolo fondamentale per il buon funzionamento di ogni democrazia. Per chi suona la banana, come gli altri libri di Marco Travaglio, finisce dunque per portare alla luce alcune delle dinamiche profonde – e a volte desolanti – della recente storia patria. Solo da qui, tuttavia, solo acquisendo consapevolezza di difetti e storture, è possibile iniziare a cambiare, immaginare un paese e una politica diversi. Chi preferisce il pessimismo all’utopia può invece provare a ipotizzare, partendo da queste pagine, la prossima tappa del degrado. Ma intanto questo paese e questa politica, così come li racconta Travaglio, sono spesso (purtroppo!) più divertenti delle gag di molti cabarettisti.
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
523 p.
Reflowable
9788811130697

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Stefano
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Straordinario Travaglio! Una delle pochissime voci libere in questo paese che, grazie anche ad un'informazione prona e asservita alla classe politica, ormai totalmente avulsa dal contesto del Paese reale, sta scivolando verso pericolose derive costituzionali. Per chi vuole aprire gli occhi c'è Marco, che con i fatti ci sbatte in faccia la realtà, spesso anche con sferzante ironia (strepitoso l'articolo "Le solite palle", dedicato a Ferrara). Concordo con Pamela quando afferma che è ormai il più grande giornalista italiano e il vero e degno erede dell'immenso Indro Montanelli.

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Stefano Facci
Recensioni: 5/5

Travaglio ci traghetta da una sponda all'altra dell'Acheronte, con una vergata al giorno sulla schiena di noi che assistiamo interdetti all'inarrestabile scomparsa della nostra democrazia. L'ovvio tramonto della sinistra volontariamente impotente e il nuovo rigurgito sulla scena politica di purulenti omuncoli senza dignità, nè scrupoli, nè vergogna a rappresentarci. Il tutto raccontanto con la consueta tragica ironia. Un pittoresco quadretto dell'Italietta della seconda (evanescente) repubblica da tramandare ai posteri. Perchè non s'illudano esista limite al peggio.

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Pamela
Recensioni: 5/5

Marco Travaglio si è trasformato da agguerrito cronista giudiziario a primo giornalista d'Italia.Questi editoriali al fulmicotone ne costituiscono l'ulteriore prova. Sono la bussola morale per guardare con distacco e disgusto al degrado, non solo economico, in cui i politici attuali hanno sprofondato l'Italia con intrighi di Palazzo e bavagli all'informazione nei mass-media. Travaglio è diventato l'interlocutore scomodo più detestato dalle mafie che infestano questo Paese. Adorato dai lettori,egli rappresenta il migliore erede di Indro Montanelli e della sua "VOCE" liberale.

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La recensione di IBS

Il nuovo libro di Marco Travaglio non fa sconti a nessuno. Raccoglie gli articoli scritti nelle sue rubriche Uliwood Party e Ora d'aria, nei quali ripercorre le malefatte dei nostri politici e le contraddizioni dei due schieramenti, centrosinistra e centrodestra, che si sono alternati alla guida del Paese nell'ultimo anno e mezzo. La tesi di Travaglio è semplice quanto drastica: in Italia, oggi, il Pd (Partito Democratico) è complementare al Pdl (Popolo delle Libertà), è ormai un "centrosinistra berlusconizzato in tutto, fuorchè per la capacità di vincere e convincere". Per sostenerla, l'autore inizia il racconto dal marzo del 2007, quando governava l'Unione di Romano Prodi e quando i temi all'ordine del giorno sembravano gli stessi di oggi: il processo di Cogne in tv, i rimpianti degli ex democristiani, i ricatti organizzati dal "manager dei paparazzi" Fabrizio Corona, le polemiche infinite tra i giudici sul caso De Magistris, le ingerenze del Vaticano sui temi della vita pubblica e le proteste organizzate da Beppe Grillo. Erano i tempi della "casta" denunciata da Rizzo e Stella nel loro fortunato libro sulla politica del Palazzo, presidente della Camera era Fausto Bertinotti, che Travaglio chiama "Tweed Berty", vista la nota eleganza del politico di Rifondazione comunista, sbeffeggiato anche per le sue "erre" molto snob che diventano "vi". Egual trattamento è riservato all'ex vicepresidente del Senato, il "sciur" padano Roberto Calderoli, il cui ritratto è veramente spassoso nell'articolo "La supercàzzola parlamentare".
I furbetti dell'economia, i tangentisti della politica, i corrotti del calcio, i vip di Cortina, i boss delle mafie, i manager intercettati al telefono, i giornalisti prezzolati: in queste pagine Travaglio non risparmia nessuno e tratteggia un quadro a tinte fosche dell'Italia degli anni 2007 e 2008 nella quale, scrive, il glorioso motto della Rivoluzione francese si è trasformato in un sinistro: Liberté, illegalité, impunité. Anche il ritorno al governo del Paese di Silvio Berlusconi, al suo terzo mandato in 14 anni, è stato salutato lo scorso aprile da intellettuali cortigiani pronti a salire sul "Carroccio del vincitore": quella vittoria è stata, secondo il giornalista piemontese, il trionfo del "grande Bagaglino culturale", dal nome di una nota trasmissione televisiva fatta di balletti, imitazioni, cantatine e karaoke. Come nel 1994 e nel 2001, sembra dirci Travaglio, la storia si ripete addosso agli italiani, il copione cambia di poco ma gli attori restano gli stessi: il "Caimano", Schifani, Fini, l'avvocato Ghedini, Tremonti, Scajola, Brunetta. Per chi suona la banana racconta le tappe di questa svolta politica e come sia potuta accadere: il suicidio politico dell'"Unione Brancaleone" di Romano Prodi, e l'eterno ritorno di "Al Tappone" Silvio Berlusconi.

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Conosci l'autore

Marco Travaglio

1964, Torino

Marco Travaglio è direttore del Fatto quotidiano, giornale che ha contribuito a fondare. Ha lavorato con Indro Montanelli a il Giornale e a la Voce. Poi ha scritto per diverse testate, fra cui Sette, il Giorno, l'Indipendente, Cuore, il Borghese, l'Espresso, la Repubblica, l'Unità. È autore di molti best-seller, tra i quali: Il manuale del perfetto impunito (Garzanti, 2000), L'odore dei soldi (con Elio Veltri; Editori Riuniti, 2001), Mani Pulite (con Gianni Barbacetto e Peter Gomez; Chiarelettere, 2002), La scomparsa dei fatti (Il Saggiatore, 2006), Mani Sporche (con Gomez e Barbacetto; Chiarelettere 2007), Viva il Re! (Chiarelettere, 2013), È Stato la mafia (Chiarelettere; 2014), Perchè NO (con Silvia Truzzi; PaperFIRST, 2016), B. come basta! (PaperFIRST,...

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