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Il peso dello zaino - Giulio Bedeschi - copertina
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Il peso dello zaino - Giulio Bedeschi - copertina

Descrizione


Questo romanzo è la naturale integrazione e l'indispensabile complemento di "Centomila gavette di ghiaccio". Rientrati dal fronte russo, gli alpini superstiti tornano ai loro reparti e vengono schierati nei territori jugoslavi occupati dove li coglierà l'armistizio dell'8 settembre con le scelte che ciascuno di loro dovrà fare e le conseguenti decisioni che dovrà prendere. In questo libro viene affrontata soprattutto la grande tragedia individuale che sconvolge l'animo di questi soldati già duramente provati.
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Dettagli

2014
9 settembre 2015
236 p., Brossura
9788842554738

Valutazioni e recensioni

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onerescia
Recensioni: 5/5

Il testo è una continuazione/ integrazione di centomila gavette di ghiaccio e affronta le problematiche dei reduci dell' ARMIR al rientro in Italia dopo la disfatta in terra di Russia. Analisi accurata che si legge con passione . Consigliato

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Fabrizio
Recensioni: 5/5

è la continuazione di 100000 gavette di ghiaccio, chi ha letto il primo non può non leggere e non apprezzare questo.

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 3/5

La quarta di copertina chiarisce già lo scopo del libro, laddove riporta: "Il peso dello zaino é la naturale integrazione e il necessario completamento di Centomila gavette di ghiaccio, con il quale costituisce un unico blocco narrativo.". Tutto semplice, quindi, ma ciò è vero solo in parte. I superstiti dell'armata italiana in Russia si trovano finalmente in Italia in un'epoca che va dalla primavera del 1943 al settembre dello stesso anno. Feriti nel corpo e nell'anima, tangibile rappresentazione di una guerra voluta da un regime in sfacelo, sembrano tante pedine in attesa di un evento epocale. Infatti la narrazione li coglie in un arco di tempo in cui ormai è certa la sconfitta dell'Asse, ma questi alpini, indomabili, appena si ristabiliscono vogliono tornare al reparto, dove, per un breve periodo, saranno impiegati lungo la frontiera orientale in funzione di contrasto ai partigiani iugoslavi. Ritroviamo personaggi di Centomila gavette di ghiaccio, come il capitano Reitani, il conducente Scudrera e anche il tenente medico Serri, in cui si identifica l'autore. Quest'ultimo, però, che nel precedente romanzo era protagonista di primo piano, ora si va defilando, lasciando più ampi spazi ad altri che sulle nevi russe erano dei comprimari. Peraltro, della tragica ritirata è talmente vivo il ricordo che spesso e volentieri, come incisi, ancora se ne parla, determinando dei flash back che non di rado mi hanno indispettito. Del resto è la struttura stessa dell'opera che non è ben impostata e lineare come la precedente, come se di quel periodo Bedeschi avesse un ricordo confuso; inoltre, mentre dapprima aveva sempre evitato i toni retorici, magari pure avvicinandoli, qui invece diventano la norma. Insomma, sì un seguito di Centomila gavette di ghiaccio, ma in tono e livello assai minore.

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