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Piero Gobetti e gli intellettuali del sud
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Dettagli

1996
12 febbraio 1995
508 p.
9788870883510

Voce della critica

POLITO, PIERO (A CURA DI), Piero Gobetti e gli intellettuali del Sud

GOBETTI, PIERO, Dizionario delle idee, Editori Riuniti

GOBETTI, PIERO, Al nostro posto. Scritti politici da 'La Rivoluzione Liberale'

BAGNOLI, PAOLO, Rosselli, Gobetti e la rivoluzione democratica. Uomini e idee tra liberalismo e socialismo
recensione di Bongiovanni, B., L'Indice 1997, n. 7

Il 3 febbraio del 1926 Gobetti, esule volontario, e pieno di progetti (voleva fare l'editore anche in Francia), si era messo in viaggio per Parigi. Si ammalò quasi subito. Il 13 febbraio venne trasportato in clinica. Nella notte tra il 15 e il 16 si spense. Aveva ventiquattro anni e mezzo. In una vita come la sua, febbrile e prodigiosamente operosa, anche i "mezzi" contano. Il 1996 è stato dunque il settantesimo anniversario della scomparsa di Gobetti. Non si può dire che l'editoria italiana abbia fatto moltissimo per rammentarlo. Manca, a tutt'oggi, nonostante molti studi, e la pubblicazione di molti carteggi," in primis "quello bellissimo con Ada Prospero" "("Nella tua breve esistenza", Einaudi, 1991), una biografia davvero esauriente del personaggio. Né è facile trovare sul mercato dei libri le sue" Opere", pubblicate da Einaudi in tre volumi rispettivamente nel 1960 (gli" Scritti politici", curati da Paolo Spriano), nel 1969 (gli" Scritti storici, letterari e filosofici", curati da Paolo Spriano, con note di Franco Venturi e Vittorio Strada) e nel 1974 (gli" Scritti di critica teatrale", curati da Giorgio Guazzotti e Carla Gobetti).
Assai utili, quindi, si rivelano anche le scelte antologiche. A cominciare dal" Dizionario delle idee", curato da Bucchi, che tematizza il pensiero gobettiano in vere e proprie "voci", da "Antifascismo", "Apolitici", "Borghesia", "Burocrazia", ecc., fino a una serie di profili critici e ritratti (da Vittorio Alfieri a Gaetano Salvemini). Viene in qualche modo valorizzata la dimensione intrinsecamente "aforistica" e rapsodica degli interventi di Gobetti, straordinariamente ricchi di definizioni icastiche, di polemiche, di paradossi, di folgorazioni, di intuizioni, di massime, di problemi.
"Al nostro posto", più tradizionalmente, raccoglie da "La Rivoluzione Liberale" articoli significativi sul fascismo e sul liberalismo. E ancora Gobetti ci spiazza con il suo liberalismo einaudiano e con la sua passione per i consigli di fabbrica gramsciani, con il suo problemismo salveminiano e con il suo antisocialismo rivoluzionario, con il suo elitismo "realistico" e con il suo antifascismo intransigente. Il fatto è che egli, discepolo di Mosca e ammiratore di Gramsci, fu probabilmente l'unico liberale italiano che arrivò senza pregiudizi, e non impreparato, all'appuntamento con la democrazia di massa. Bonomi, De Gasperi, Giolitti, Gronchi, Meda, Orlando e Salandra votarono infatti, il 16 novembre 1922, per il governo Mussolini dopo il discorso del "bivacco" e dei "manipoli". Gobetti sostenne invece che occorreva accettare la provvidenziale sfida del fascismo con un coraggio da "compagnia della morte". L'antifascismo, qualcosa per lui di "fisiologicamente innato", poteva mutare il destino storico dell'Italia.
La raccolta di saggi di Bagnoli, a sua volta, ci aiuta nella comprensione di Gobetti accostandolo a Rosselli, un socialista che accolse il liberalismo, mentre Gobetti, estraneo al socialismo, fu un liberale pronto, per difendere il liberalismo stesso e la dinamica redentrice del conflitto, ad accettare entusiasticamente il protagonismo dei nuovi soggetti sociali emersi con l'avvento della democrazia. Gli atti del seminario del 1993 sul rapporto con gli intellettuali del Sud mettono infine in luce un "Gobetti meridionalista" e la sua capacità di dialogare con personalità tra loro così diverse come Croce, Fortunato, Gramsci, Sturzo, Zanotti-Bianco. Il liberalismo gobettiano aveva una prensilità straordinaria. Afferrava ovunque idee e problemi. E proseguiva poi impavido per la sua strada.

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