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La più amata - Teresa Ciabatti - copertina
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Descrizione


Finalista al Premio Strega 2017
Presentato da Stefano Bartezzaghi e Edoardo Nesi

Un'autofiction sincera, feroce, perturbante, che nasce dall'urgenza di fare i conti con un'infanzia felice bruscamente interrotta.

Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quarantaquattro anni e non trovo pace. Voglio scoprire perché sono questo tipo di adulto, deve esserci un'origine, ricordo, collego. Deve essere successo qualcosa. Qualcuno mi ha fatto del male. Ricordo, collego, invento.
Cosa ha generato questa donna incompiuta?


"Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quattro anni, e sono la figlia, la gioia, l'orgoglio, l'amore del Professore." Il Professore - un inchino in segno di gratitudine e rispetto - è Lorenzo Ciabatti, primario dell'ospedale di Orbetello. Lo è diventato presto, dopo un tirocinio in America, rinunciando a incarichi più prestigiosi, perché è pieno di talento ma modesto, un benefattore, qualcuno dice, un santo. Tutti lo amano, tutti lo temono, e Teresa è la sua figlia adorata. È lei la bambina speciale che fa il bagno nella smisurata piscina della villa al Pozzarello, che costruisce un castello d'oro per le sue Barbie coi 23 lingotti trovati in uno dei cassetti del padre. Teresa: l'unica a cui il Professore consente di indossare l'anello con lo zaffiro da cui non si separa mai. L'anello dell'Università Americana, dice lui. L'anello del potere, bisbigliano alcuni - medici, infermieri e gente del paese: il Professore è un uomo potente. Teresa che dall'infanzia scivola nell'adolescenza, e si rende conto che la benevolenza che il mondo le riserva è un effetto collaterale del servilismo nei confronti del padre. La bambina bella e coccolata è diventata una ragazzina fiera e arrogante, indisponente e disarmante. Ingrassa, piange, è irascibile, manipolatrice, è totalmente impreparata alla vita. Chi è Lorenzo Ciabatti? Il medico benefattore che ama i poveri o un uomo calcolatore, violento? Un potente che forse ha avuto un ruolo in alcuni degli eventi più bui della storia recente? Ormai adulta, Teresa decide di scoprirlo, e si ritrova immersa nel liquido amniotico dolce e velenoso che la sua infanzia è stata: domande mai fatte, risposte evasive. Tutto, nei racconti famigliari, è riadattato, trasformato. E questa stessa contrarietà della verità a mostrare un solo volto Teresa la ritrova quando si mette a scrivere, ossessivamente prova a capire, ad aggrapparsi a un bandolo e risalire alle risposte. Esagerazione, mitomania, oppure semplici constatazioni? Con una scrittura densa, nervosa, lacerante, che affonda nella materia incandescente del vissuto e la restituisce con autenticità illuminandone gli aspetti più ambigui, Teresa Ciabatti ricostruisce la storia di una famiglia e, con essa, le vicende di un'intera epoca. Un'autofiction sincera, feroce, perturbante, che nasce dall'urgenza di fare i conti con un'infanzia felice bruscamente interrotta.
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Dettagli

1
2017
28 febbraio 2017
218 p., Brossura
9788804664529
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Indice

Le prime pagine del libro

Un coccodrillo in piscina. Un coccodrillo verde in una piscina azzurra.
Sotto il sole di giugno, nel silenzio estivo, solo il frinire delle cicale e lo sbattere ritmico del coccodrillo – vatti a riprendere quel coso – che, sospinto dal vento, dà colpetti regolari allo skimmer, impedendo all’acqua di filtrare. Vatti a riprendere quel coso, perdio!
La ragazzina si alza dalla sdraio, e si avvia calpestando le foglie cadute del salice. Evita sassi, salta le lastre di travertino. Eccola dall’altro lato della piscina, eccola chinarsi, quando una mano la spinge in acqua. Lei cade, sprofonda, non oppone resistenza, giù, ancora più giù. Potrebbe morire, sempre più giù.
Poi di colpo sforbicia, sgambetta, fino a schizzare con la testa fuori. Dalle orecchie le pendono i cerotti.
Sembri un coniglio, ride la madre.
Lei prende a nuotare, bracciata, rana, testa sotto, verticale, ruota.
Anche il fratello si butta.
La ragazzina si ferma e dice: papà.
Prima piano. Poi forte: papà.
Più forte: papà.
In quel momento arriva una voce dall’alto.
Professore. Più vicina. Professore.
Si voltano. Dalle scale del giardino scende un uomo.
«Professore» dice l’uomo, «lei viene con me.» Uno sconosciuto con una pistola.
Loro rimangono immobili mentre il Professore si alza, tocca il braccio della moglie, mormora qualcosa, e segue l’uomo.
Nessuno di noi realizzò subito che quello era un sequestro.

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Michela66
Recensioni: 2/5
Un'occasione sprecata

Era tanto che era attratta da questo libro ma che rimandavo la sua lettura. Alla fine l'ho comprato e l'ho letto in un paio di giorni, coinvolta come prevedevo da una storia che mi incuriosiva parecchio come figlia di un medico della stessa generazione del Professore. La più amata è un libro scritto molto bene ma secondo me è di fondo un'occasione sprecata come tutte o quasi le autobiografie romanzate. La voce della bambina che è stata Teresa incanta come il coro delle sirene di Ulisse ma risulta poco credibile che sia diventata una donna adulta e quindi una scrittrice senza elaborare fino in fondo la figura del padre. Un padre descritto come ingombrante, padrone e bugiardo a cui l'unica cosa che sembra rimproverare è la perdita di un patrimonio immobiliare. Possibile che in tanti anni Teresa non si sia chiesta il perché di alcune sue scelte? Forse se trovasse il coraggio di scrivere di questo ne uscirebbe un libro davvero valido, se non altro per capire attraverso la storia di una famiglia una parte di storia di questo Paese.

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Lucia
Recensioni: 4/5

Questo è forse il "romanzo manifesto" di Ciabatti, il più rappresentativo dell'autrice per stile e tematiche. A metà tra romanzo e autobiografia, non si capisce mai fino in fondo quanto ci sia di inventato nella trama e quanto la scrittrice abbia attinto dalla sua personale esperienza. La voce narrante, a dir poco insopportabile e aggressiva, è quella di una scrittrice che ha fallito dal punto di vista lavorativo, sentimentale e umano, e che ricerca la causa di questo fallimento nella sua infanzia e nel rapporto con la figura paterna dalla quale cerca di affrancarsi.

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PALLINA
Recensioni: 5/5

Mi sono registrata ora solo per poter rispondere ai commenti di chi definisce la scrittura della Teresa Ciabatti sgrammaticata, superficiale, scorretta anche nella punteggiatura. Non la conoscevo. Ho iniziato a leggere solo da 2 giorni il suo libro LA PIU' AMATA, e trovo spettacolare il modo in cui è scritto. Senza aver letto i commenti, avevo appena detto a un mio collega dell'ultimo corso di scrittura frequentato che SI, QUESTA SI CHE SI PUO' DEFINIRE SCRITTURA CREATIVA!! Aborro i professori di lettere che APPIATTISCONO i testi per renderli asettici e privi di personalità. Può andare bene a mala pena a scuola, ma la scrittura creativa di un adulto è ben altra cosa. Senza volermi paragonare a lei, anche io amo scrivere come parlo, in maniera schietta e colorita. E al liceo classico avevo sempre 9. Ma questa è solo la mia opinione. Brava Teresa, chiunque tu sia.

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Voce della critica

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando Teresa Ciabatti pubblicava il suo primo romanzo - Adelmo torna da me, diventato film per la regia di Paolo Virzì con il titolo L’estate del mio primo bacio -, suscitando reazioni anche estreme nella critica.
È cambiata la sua scrittura, ma non è cambiata la forza provocatoria del suo atteggiamento nei confronti del mondo. È un bene? Di certo non è un male non adeguarsi e non voler rientrare nei ranghi a forza. Probabilmente è anche una scelta vincente, per lo meno lo è in questo caso, visto il successo del suo romanzo autobiografico, finalista al Premio Strega 2017 (fors’anche in odore di vittoria).
Un romanzo sulla provincia senza essere provinciale e – pensateci bene – sembra scontato ma non lo è affatto.
Ancora una volta lo scenario della vicenda è la Maremma: Grosseto e Orbetello, provincia vera con sacche di forte povertà e punte di estrema ricchezza. Si perdono case a carte, in provincia, si possiedono torri antiche e palazzi nuovi, ma al tempo stesso si vive con la gente semplice. Si desidera andare altrove – magari negli Stati Uniti come il padre della protagonista - e poi si torna. La provincia, dunque, e la famiglia. Le narrazioni del passato che nel tempo perdono veridicità e prendono fantasiose derive. E un’ombra: il lato oscuro che accompagna persone provinciali (per scelta) apparentemente perfette, potenti, al centro dell’attenzione e del successo.
Ma perché lo siano - e in particolare perché lo sia Lorenzo Ciabatti - lo si scopre poco a poco, pagina dopo pagina, nel racconto della figlia, bambina che diventa adolescente e che a sua volta fronteggia con stupore la verità. La soluzione? Forse la fuga nella Capitale che tutto nasconde. Che minimizza. Che relativizza. Forse. E ci troviamo a voler sapere come finisce questa vicenda di un gruppo di famiglia in un interno. Come finirà la storia meravigliosa e tragica della famiglia di Teresa Ciabatti?
Frasi brevi. Punti; poche parole; punti. Dialoghi rapidi e rapidi pensieri. È travolgente questo tipo di scrittura, mette anche un po’ di ansia. E innervosisce: quella bambina è davvero viziata e quella vita è davvero così ingiustamente privilegiata da fare rabbia. Ma poi, come sempre, facciamo pace con Teresa Ciabatti. Perché lei è provocatoria, a tratti insopportabile, ma sa scrivere e ci racconta la sua storia fino in fondo.
Recensione di Giulia Mozzato

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Conosci l'autore

Teresa Ciabatti

1972, Orbetello

Teresa Ciabatti, nata e cresciuta a Orbetello, vive a Roma. Dopo la laurea in lettere moderne ha frequentato la scuola Holden di Torino.Nel 2002 pubblica il suo primo romanzo Adelmo, torna da me (Einaudi Stile libero) dal quale è stato tratto il film del 2005 L'estate del mio primo bacio. Successivamente scrive: I giorni felici (Mondadori, 2008), Il mio paradiso è deserto (Rizzoli, 2013), Tuttissanti (Il Saggiatore, 2013). Nel 2017 viene pubblicato La più amata (Mondadori), il libro viene proposto al premio Strega 2017 e arriva tra i finalisti.Ancora, tra i suoi testi si ricordano: Matrigna (Solferino, 2018) e Sembrava bellezza (Mondadori, 2021). Collabora con "Il Corriere della Sera" e con "la Lettura".

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