Portatile

Opera inutile, che cerca di approcciare due categorie: 1) gli "orfani" di Wallace che cercano sempre nuovo materiale e 2) il lettore casuale che ne ha sentito parlare ma non sa come approcciarsi. Il problema è che il fan troverà solo materiale già uscito, mentre il neofita si ritroverà davanti racconti (già presenti in altre raccolte in cui aveva senso) e pezzi di romanzi tagliati. In DFW è la completezza che da un senso alle trame, alle trovate. Libri come "Infinite jest" sono comprensibili solo se letti completamente. Leggerne un capitolo o un pezzetto preso così è insultante per l'opera, per l'autore e anche per il lettore. Il modo peggiore in assoluto per conoscere un autore complesso e affascinante.

Un'antologia che permette di avvicinarsi a DFW pian piano, innamorandosi del suo stile di scrittura poco a poco, pagina dopo pagina, storia dopo storia, facendoti capire quanto profondo fosse il suo pensiero e il suo dolore, descrivendotelo come un autore a 360°, facendoti conoscere il lato creativo e fantasioso e il lato più "tangibile", quello legato alla parte non-fiction, tutto in un unico volume. Il punto di forza di questo libro è quello di permetterti di avere una visione molto generale senza dover investire in tutti i volumi. Seppur ti porterà a voler investire in tutti i volumi, per andare più a fondo.

Penso si tratti di una operazione puramente commerciale per chi ha amato Wallace e ne sente la mancanza o per chi, intimorito dall'approcciarsi ad una suo opera completa, voglia conoscere i pregi di ogni suo lavoro, per poi prendere separatamente i testi che ritiene più interessanti ed approfondirli. Non credo però che sia da ritenersi un'opera valida per approcciarsi all'autore, vedendola io più come un testo antologico per chi già conosce DFW. Tuttavia meno di 4/5 non posso lasciare perché, alla fin fine, è DFW che scrive...