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Il potere del cane
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Il potere del cane - Thomas Savage - copertina
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potere del cane

Descrizione


Pubblicato per la prima volta nel 1967, Il potere del cane è un’opera che depone i fronzoli della retorica e, con una prosa essenziale ma efficace, tratteggia con tinte livide una torbida vicenda familiare, capace di confermare la posizione centrale di Thomas Savage nella grande letteratura americana.

«Forse l'unico western in cui non si spari nemmeno un colpo di pistola.» - Livia Manera, La Lettura

«Tornato oggi sulla bocca di critici e pubblico a seguito di un fenomenale passaparola, ecco il caso editoriale della stagione.» - Guardian

«La storia drammatica di due fratelli nel Montana degli anni Venti… una storia migliore persino di Stoner.» - Nicholas Shakespeare

Montana, 1924. Tra le pianure selvagge del vecchio West, a cui fa da sfondo una collina rocciosa che ha la forma di un cane in corsa, sorge il ranch piú grande dell’intera valle, il ranch dei fratelli Burbank. Phil e George Burbank, pur condividendo tutto da piú di quaranta anni, non potrebbero essere piú diversi. Alto e spigoloso, Phil ha la mente acuta, le mani svelte e la spietata sfrontatezza di chi può permettersi di essere sé stesso. George, al contrario, è massiccio e taciturno, del tutto privo di senso dell’umorismo. Insieme si occupano di mandare avanti la tenuta, consumano i pasti nella grande sala padronale e continuano a dormire nella stanza che avevano da ragazzi, negli stessi letti di ottone, che adesso cigolano nella grande casa di tronchi. Chi conosce bene Phil ritiene uno spreco che un uomo tanto brillante, uno che avrebbe potuto fare il medico, l’insegnante o l’artista, si accontenti di mandare avanti un ranch. Nonostante i soldi e il prestigio della famiglia, Phil veste come un qualsiasi bracciante, in salopette e camicia di cotone azzurra, usa la stessa sella da vent’anni e vive nel mito di Bronco Henry, il migliore di tutti, colui che, anni addietro, gli ha insegnato l’arte di intrecciare corde di cuoio grezzo. George, riservato e insicuro, si accontenta di esistere all’ombra di Phil senza mai contraddirlo, senza mai mettere in dubbio la sua autorità. Ogni autunno i due fratelli conducono un migliaio di manzi per venticinque miglia, fino ai recinti del piccolo insediamento di Beech, dove si fermano a pranzare al Mulino Rosso, una modesta locanda gestita dalla vedova di un medico morto suicida anni prima. Rose Gordon, si vocifera a Beech, ha avuto coraggio a mandare avanti l’attività dopo la tragica morte del marito. Ad aiutarla c’è il figlio adolescente Peter, un ragazzo delicato e sensibile che, con il suo atteggiamento effeminato, suscita un’immediata repulsione in Phil. George, invece, resta incantato da Rose, al punto da lasciare tutti stupefatti chiedendole di sposarlo e portandola a vivere al ranch, inconsapevole di aver appena creato i presupposti per un dramma che li coinvolgerà tutti. Perché Phil vive il matrimonio del fratello come un tradimento e, proprio come il «cane sulla collina» lanciato all’inseguimento della preda, non darà tregua a Rose, a Peter e anche al suo amato George, animato dall’odio nella sua forma piú pura: l’odio di chi invidia.
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Dettagli

2017
23 febbraio 2017
276 p., Brossura
9788854514379
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Indice

Le prime pagine del romanzo

Era sempre Phil a occuparsi della castrazione; prima tagliava via la sacca dello scroto e la buttava da parte; poi strizzava fuori uno dopo l'altro i testicoli, incideva la guaina che li racchiudeva, li strappava e li gettava nel fuoco, dove erano pronti i ferri incandescenti per la marchiatura. Sorprendentemente, il sangue sparso era poco. Dopo qualche istante i testicoli scoppiavano come enormi popcorn. Certi uomini, si diceva, se li mangiavano conditi con sale e pepe. «Ostriche di montagna» li chiamava Phil con un sorriso d'intesa, poi consigliava ai giovani braccianti del ranch di mangiarne un po' anche loro, prima di fare gli stupidi con le ragazze.
George, il fratello di Phil, che aveva il compito di prendere al lazo le bestie, arrossiva a sentire quei discorsi, specie se rivolti ai dipendenti. George era un uomo massiccio, riservato e privo di senso dell'umorismo, e Phil si divertiva a farlo uscire dai gangheri. Dio, che gusto ci provava Phil a esasperare la gente!
Nessuno usava i guanti per un lavoro delicato come la castrazione, ma erano necessari in quasi tutti gli altri lavori per non spellarsi le mani con le corde e per proteggersi da tagli, schegge e vesciche. Si usavano i guanti per prendere le bestie al alzo, per lavorare alle staccionate, per marchiare, per gettare col forcone il fieno al bestiame o semplicemente per cavalcare, muovere i cavalli o condurre la mandria. Tutti li usavano, tranne Phil. Lui non si curava di vesciche, tagli o schegge e disprezzava quelli che usavano i guanti per proteggersi. Le sue mani erano ruvide, forti, ossute.
I braccianti e i cowboy utilizzavano guanti di cuoio di cavallo che ordinavano dai cataloghi di Sears, Roebuck e Montgomery Ward. Dopo il lavoro o la domenica, quando l'edificio del dormitorio era invaso dai vapori del bucato e dell'acqua calda per radersi, e la fragranza delle lozioni all'alloro si sprigionava dagli uomini pronti per andare in città, tutti si davano da fare a compilare gli ordini, si incurvavano sopra il foglio come enormi bambini, rosicchiavano la matita, aggrottavano la fronte sulla grafia incerta, esitavano sull'indicazione del peso e del recapito postale. Il più delle volte si davano per vinti e con un sospiro cedevano l'incombenza a qualcuno che aveva più familiarità con lettere e numeri, qualcuno che aveva fatto qualche anno di scuola in più e che di solito scriveva per loro anche le lettere ai padri e alle madri o a qualche sorella rimasta nel cuore.

Valutazioni e recensioni

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Gabriele Della Torre
Recensioni: 4/5

Libro di campagna statunitense. Intrattiene il lettore con le descrizioni di questo mondo distante dalla vita cittadina.

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Silviez
Recensioni: 4/5

Il tono narrativo rispecchia accuratamente ciò che descrive. Luoghi duri, animi aridi, situazioni complesse. Un libro estremamente moderno, sia nello stile che nel contenuto, pionieristico per i suoi anni, portando alla luce con una rapida delicatezza più di una tematica ancora oggi molto sentita. Molto evocative le descrizioni dei paesaggi, ma quello in cui spicca l'autore, a mio parere, è la capacità di spiegare in maniera tremendamente realistica le sfaccettature più profonde delle persone, la cattiveria, le debolezze, la gelosia, i sentimenti. Consigliato

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pippo
Recensioni: 5/5

"Guardò Peter posare la mano sulla testa del coniglio, calmarlo e con un gesto improvviso torcergli il collo con destrezza. Ora le zampe posteriori del coniglio, scollegate dagli impulsi cerebrali a causa della rottura della colonna vertebrale, era rilassate e penzolavano prive di vita dalla mano del ragazzo. Negli occhi la vitrea fissità della morte e non una traccia di sangue!" Un romanzo avvincente, carico di tensione, con alcuni dei personaggi più crudeli, gelidi, sordidi, sadici che abbia letto. Che grande romanzo che è "Il potere del cane". Personaggi costruiti perfettamente, paesaggio che rispecchia l'interiorità dei protagonisti e la tragedia che si percepisce giá dalla prima pagina!

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Voce della critica

La prosa è vivida, mai banale, e racconta un west anomalo, senza sparatorie ma con al centro un ranch e la vita che lo circonda. Sulle fredde valli del Montana degli anni ’20, la storia di due fratelli che non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro, ma inseparabili. È la gelosia a scatenare sentimenti antichi, proibiti, e a rompere la monotonia delle giornate e della vita dei due protagonisti. Con un linguaggio asciutto, talvolta crudele, Savage affresca una vicenda torbida che affonda senza retorica nelle emozioni umane, nella loro complessità, nell’odio e nel machismo.

Uscito per la prima volta nel ’67, Il potere del cane è un romanzo forse precoce per i suoi tempi e per gli argomenti trattati. Riscoperto e asceso alla ribalta letteraria solo negli ultimi anni grazie alla sensibilità delle sue pagine, ricorda come sviluppo il caso Stoner. Come ha affermato recentemente Viet Thanh Nguyen, autore da Pulitzer per Il simpatizzante, “la scrittura è una scommessa ad alto rischio, ed è facile che un testo venga ignorato dal pubblico e che cada nell’oblio”. Se è un buon testo, però, un testo che merita, prima o poi tornerà in superficie, e lo farà quando i tempi saranno maturi per apprezzarne le caratteristiche. Come Stoner, appunto, Il potere del cane ha aspettato cinquant’anni per farsi conoscere. A cambiare non sono state le sue pagine, ma il pubblico, un pubblico che ha smesso di credere nei luoghi comuni del far west, e che nella storia dei fratelli Burbank ora non vede solo gelosia e rabbia, ma sentimenti repressi, complessi e moderni, dove emerge un machismo frustrato molto simile a quello narrato dal film Moonlight, non a caso vincitore agli Oscar più recenti.

Può una voce raccontare qualcosa senza nominarla mai apertamente? Può un piccolo gesto, come un braccio passato intorno al collo di un ragazzo, esprimere più di qualsiasi frase? Sì, può, e Savage lo dimostra, con un linguaggio apparentemente piatto e che invece si rivela essere sottilissimo, trasparente e torbido allo stesso tempo, delicato e violento.

Un libro raro che entra di diritto nella grande letteratura americana.

“Una vera opera d’arte”, Annie Proulx.

Recensione di Talevi

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Conosci l'autore

Thomas Savage

1915

è stato un autore americano che, tra il 1944 e il 1988, ha pubblicato ben tredici romanzi. Il potere del cane, pubblicato per la prima volta nel 1967, in America è oggi diventato un vero caso editoriale.

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