Il pretore di Cuvio

Il libro è abbastanza diverso dal film che ne fu tratto all'epoca con Ugo Tognazzi, ma secondo me è anche meglio. Lo stile affabulatorio di Piero Chiara è una sicurezza, dà immagini vivide e precise del mondo che descrive e delle sue bassezze e piccolezze, un pò a ricordarci che gli esseri umani rimangono tali nella loro complessità in ogni tempo ed in ogni luogo e che forse non esiste un passato di cui sia giusto avere nostalgia, se non forse della propria giovinezza.

Lettura piacevolissima, scorrevole ma mai banale. Chiara dimostra una grande capacità di narratore attraverso la scrittura, dono raro di questi tempi. La sua parola scritta è fluente, divertente e, nonostante l'argomento trattato, mai volgare. Questo libro è la prova che dovremmo più spesso far riferimento agli autori italiani della prima metà del '900. Un rammarico, che Augusto Vanghetta non sia stato interpretato dal grande Sordi.

Storia di un piccolo uomo ambientata nel dopoguerra piacevole e grottesca. La lettura è sempre piacevole e l’intrigo appassionate.