Primavera di bellezza

Johnny alto e magro, al momento della chiamata alle armi è a metà degli studi per diventar professore di lingua e letteratura inglese. Era stata proprio l’insegnante d’inglese a ribattezzarlo Johnny. Nell’esercito viene rivestito di urticante panno autarchico, costretto ad adattarsi al misero rancio e a calzare scarpe di un giallo fecale, che tutte le reclute si affrettano a lucidare di nero. . Inizia così un duro servizio di leva, proprio in quell’anno 1943 in cui gli alleati sbarcarono in Sicilia (dove l’esercito li accolse con cannoni di legno!) e risalirono la penisola combattendo i tedeschi. Però durante gran parte del servizio militare la truppa è costretta a seguire gli ordini di Mussolini, fedele alleato di Hitler. E gli inni al duce si traducono in: “Cedu, Cedu, Porcus, Porcus”. In caserma viene spesso servita carne avariata e i militi soffrono di dissenteria. In questo tumultuoso periodo Mussolini è costretto a dimettersi e il generale Badoglio assume il potere negoziando con gli alleati a Cassibile. Dopo l’otto settembre (quando di fatto Badoglio dichiara alla radio la resa italiana), l’esercito si sfalda e più di ottocentomila militi scompaiono dalle caserme, cercando panni civili e la via di casa. I pavimenti delle caserme si tappezzano di un untuoso strato di uniformi abbandonate. Da una Roma spettrale e livida, dove un esercito senza ordini e senza capi collassa e diviene preda dei soldati tedeschi ancora presenti, inizia la fuga sbandata verso casa di Johnny, dopo aver pagato a caro prezzo un vecchio e sdrucito abito borghese fuori misura, vestendosene vergognosamente e rimanendo con un groppo in gola. Johnny, miracolosamente giunto nei pressi di casa, si unisce a una banda di soldati che non hanno aderito alla Repubblica Sociale. Ma farà una brutta fine. Romanzo potente, fortemente evocativo del disastrato periodo dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, in uno stile asciutto e senza fronzoli.