Il giardino di bronzo

Fabian, architetto che vive a Buenos Aires con la moglie Lila e la figlia Moira di 4 anni, ha un rapporto tormentato con la consorte, in depressione. Siamo ad aprile 1999. Un giorno, la badante Cecilia e la figlia, mentre si recano a una festa di compagni di scuola, scompaiono nel nulla. Si teme un sequestro per riscatto, ma la richiesta dei rapitori non arriva. La polizia si scatena in una ricerca a tappeto, sotto l’occhio vigile della stampa, poiché si teme o una tratta di schiavi o addirittura un rapimento per trapianto di organi. Non se ne viene a capo, finché a Fabian si affianca un investigatore privato, Doberti. Il fatto che costui conviva con un gatto a nome Sanjulian e con Marcia, una gallina, è una garanzia di successo. Doberti giunge a scoperte straordinarie, che portano al cadavere di Cecilia e a nuove piste sulla sorte di Moira (nome greco del fato!). L’anno però si chiude con l’avvio del 2000 senza successo. Un giallo, o poliziesco, o thriller ben congegnato, con una trama geniale e ben strutturata, avvincente e appassionante. Questo nelle prime 250 pp, a metà del tomo. C’è poi una cesura di ben nove anni, inaspettata in un romanzo giallo. Si riprende nel 2008, con tutta la compagine di protagonisti invecchiata e stanca, ma con un Fabian che non demorde e continua a cercare la figlia scomparsa. L’avvio di questo secondo troncone è faticoso e la trama si tinge di noir, come una patera d’argento che negli anni si annerisce per ossidazione del metallo. Così Malajovich, per catturare il lettore, è costretto a inventarsi alcuni omicidi efferati, che portano il romanzo sulla soglia di un Gothic Horror. L’epifania finale è sorprendente, ma non ben coerente con l’intero racconto. Inoltre 504 pp sono troppe per un noir; i classici del giallo durano la metà e vanno diritti alla meta. Alcune battute geniali: “magro come le ombre che appaiono nei testi di certi tanghi oscuri”; “alle sue sinapsi cerebrali mancava qualcosa per leggere il codice richiesto”.

Questo è il primo libro dell’anno a cui do un voto di 5 stelle su 5. La storia raccontata è capace di regalare differenti emozioni, emozioni che riescono ad includere il lettore in quello che è lo stato d’animo momentaneo dei protagonisti, in quanto queste differenze delineano e rendono completamente differenti i personaggi gli uni dagli altri. In questo libro ho trovato tutto quello che un libro del genere dovrebbe avere, una buona storia, una delineazione dei personaggi chiara e interessante, uno scenario e un’ambientazione reale che dia al lettore il senso del verosimile, tutto accompagnato da uno stile di scrittura scorrevole, corretto e accattivante. Ho apprezzato moltissimo l’imprevedibilità di questo romanzo, perché è quasi impossibile riuscire a capirne il finale prima dei tre quarti del romanzo, dove comunque è tutto completamente chiaro solo alla fine, e questo mi ha tenuta incollata alle pagine.