Progetto di sangue

Un giallo ambientato nel XIX secolo che, se avessi letto più attentamente la trama, quasi certamente non avrei acquistato non amando il genere. Protagonista un ragazzo controverso che decide di liberare il padre dalle angherie del conestabile. Essendo una storia vera, dimostra come passino i secoli ma nulla cambi: ricchi che campano opprimendo i poveri, potenti che si spalleggiano l'un l'altro e impongono leggi liberticide con la scusa del bene collettivo, un popolo abituato a subire e che perciò non osa ribellarsi alla tirannia, la giustizia fai-da-te che resta l'unica possibile. Sembra scritto oggi. Carino.

Libro che riesce a catapultarti con maestria nelle highlands scozzesi nel XIX secolo. Accattivante, travolgente, risulta difficile non entrare nel vivo della storia nel tentativo di dare un senso. A mio avviso, l'idea di riportare più punti di vista sottolinea quanto sia difficile (allora in quel contesto ma io direi anche oggi) essere aperti al confronto, evidenzia quanto spesso siamo dominati dal pregiudizio, quanto è difficile uscire dall'ottica che il proprio punto di vista sia quello privilegiato e corretto.

1869. Villaggio di Culdie, nelle Highlands-Scozia. Cinquantacinque sono le anime che abitano il villaggio. "Quasi tutte le case, ammesso che si potessero chiamare così, erano talmente rozze che le avresti scambiate per stalle o porcilaie". La mattina del dieci agosto il diciassettenne Roderik Macrae massacra a colpi di vanga il conestabile Lachlan Mackenzie di quarantuno anni, la figlia Flora di quindici e il figlio Donald di tre anni. Arrestato viene portato nel carcere di Inverness, dove è visitato dall'alienista James Bruce Thomson che deve valutarne lo stato mentale. In fase processuale, al termine della requisitoria, Roderick rilasciò questa dichiarazione scritta: "Dichiaro di essere responsabile della morte delle persone suddette ... Ho ucciso Lachlan Mackenzie per vendicare le sofferenze che aveva causato a mio padre e a tutta la mia famiglia."