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Psicologia dell'inerzia e della solidarietà. Lo spettatore di fronte alle atrocità collettive - Adriano Zamperini - copertina
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Descrizione


Capire chi assiste indifferente a carneficine inaudite è impossibile senza spiegare il comportamento opposto, quello dei soccorritori. Inerzia e solidarietà sono le due facce di un'unica medaglia che spesso mette a dura prova la capacità di comprensione degli eventi. La diffusa e rassicurante personalizzazione dell'inerzia e della solidarietà enfatizza il ruolo di singoli individui e dei loro valori morali. Al centro dell'analisi di Zamperini non vi è lo spettatore inerte, con il suo alone negativo, né il soccorritore illuminato dalle sue virtù, ma l'ambiente psico-sociale che caratterizza le atrocità collettive.
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Dettagli

2001
19 gennaio 2001
200 p.
9788806157340

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gabriele rossi
Recensioni: 5/5

I famosi esperimenti di Milgram sull'obbedienza all'autorità hanno evidenziato come anche il più innocuo dei Sigg. Rossi possa essere in grado di somministrare scariche elettriche mortali ad un soggetto "colpevole" di non ricordarsi una serie di parole previste da un compito di memoria. Ovviamente il soggetto era un attore ma questo geniale esperimento ci mostra come la banalità del male possa concretizzarsi nella pressione implicita esercitata da una situazione apparentemente autorevole e scientifica. Il cinema e la fiction invece ci hanno ricordato come tre dinamici intrallazzoni come Perlasca, Schindler e Rusesabagina, possano salvare migliaia di vite guidati dalla logica della....banalità del bene (al giornalista Deaglio che gli chiese come aveva fatto, Perlasca dette una risposta del tipo: "che voleva che facessi?!") Nessuno vuole assolvere i carnefici nazisti ne togliere i meriti a coloro che hanno rischiato la loro vita per salvare quella degli altri. E' vero però che l'uomo agisce in un contesto in cui l'agire, il sentire l'altro come numero o come persona "calda", la situazione storico culturale, più che la personalità buona o cattiva, quella economico politica piu che l'etnia, portano a dinamiche relazionali virtuose o catastroficamente viziose. Un libro interessantissimo per coloro che di fronte a massacri vecchi e nuovi riportati in maniera semplificata dai media, non si accontentano di spigazioni riduzionistiche ma cercano di capire le complesse dinamiche psicosociali che caratterizzano le atrocità collettive.

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nemo
Recensioni: 5/5

Divino...leggendo questo libro si apre una nuova prospettiva visiva...punto chiave di esso è la comunicazione empatica, che una volta attuata entra in una spirale da cui è difficile venir fuori(vedi es. il film io nn ho paura)...Ps:con tutta sincerità...nn mancare all'incontro!!!

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Andrea
Recensioni: 4/5

Il libro è molto interessante è merita sicuramente di essere letto per chi abbia interesse a capire come nasce veramente l'odio etnico e come si possa arrivare ai genocidi. L'autore analizza in particolare il caso dell'olocausto e in parte anche la pulizia etnica nella ex-Jugoslavia e, sulla scia della "banalità del male" arriva a concludere che l'odio etnico è sempre un fenomeno politico, una strumentalizzazione di alcune tendenze insite negli uomini per fini meramente politici. In sostanza l'odio nasce sempre da un vertice che lo strumentalizza per legittimare il proprio potere. Consiglio a tutti di leggere il libro.

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