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«Lo sognai spesso: i miei occhi chiusi e trasparenti nel brodo nero della vita». Primo approccio con Bolaño in una raccolta di racconti che fanno del grottesco la caratteristica principale di ogni storia. Sono rimasto un po’ interdetto e anche sorpreso per la il rigore profondo al dettaglio, al particolare, a l’elemento inizialmente privo di senso che poi tra le pagine trova un suo raccordo – sempre nero, tetro, buio, mai allegro –. Eccessivo, mai scontato, non per lettori che si impressionano perché Bolaño racconta della solitudine, la condizione di esule e straniero – che si allinea con la vita dell’autore –, i rapporti di potere che vengono ribaltati e sovvertiti, le ritualità ancestrali che sfuggono spesso alla logica comune. Un Bolaño che narra senza filtri, non traccia linee di confine, non c’è giudizio, non c’è un giusto e uno sbagliato, restiamo noi lettori fragili e atterriti davanti l’ossessivo che diventa carne per decidere se essere complici o vittime di quanto narrato.
Questo è il secondo libro di Bolano che leggo. Il primo, Il Terzo Reich, mi aveva stregato! Con questo le cose sono state un po' diverse. Fino a circa metà del libro i racconti non mi hanno particolarmente appassionato, ma poi la situazione è migliorata. Leggerò sicuramente altre sue opere.
Sulla scia dei grandi maestri del fantastico e del realismo magico sudamericano, una raccolta di racconti cupi e bizzarri caratterizzati da un notevole senso del mistero, grazie alla maestria con cui Bolano tesse ad arte gli arcani fili delle sue oscure atmosfere. Fra i 13 racconti presenti in questo libro, almeno 5 o 6 meritano di essere segnalati per inventiva, potenza narrativa e senso del perturbante; il primo, L'ojo Silva, una storia che fa tremare i polsi, in parte ambientato in India, in un bordello per omosessuali in cui periodicamente vengono castrati ritualisticamente certi bambini, in onore di alcune non precisate divinità. Il sesso esplicito e a volte di cattivo gusto, ritorna a farla da padrone in Prefigurazione di Lalo Cura, storia di un bizzarro produttore e regista tedesco di film porno, e di tragicomici personaggi che ruotano attorno alla sua inquietante figura. Stessa cosa nel necrofilo Il ritorno, uno stilista famoso in combutta con alcuni dipendenti di un obitorio parigino, affitta dei cadaveri di giovani uomini per "romantiche" pratiche sessuali. Puttane assassine invece non sono riuscito ad apprezzarlo, troppo volgare per i miei gusti, perchè ostinarsi a descrivere esplicitamente certe pratiche sessuali, forse per compiacere la morbosità di certi lettori? Ottimo Buba, un delizioso mix fra la stregoneria africana e il gioco del calcio, divertente, inquietante, e direi anche sapiente, non di certo soltanto fantasia. Infine segnalo Dentista, forse il racconto più misterioso ed evanescente, trama scarna, atmosfera magnifica.
Recensioni
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