A cent'anni dalla scissione di Livorno e a trenta dalla scomparsa del Pci, ricostruirne la storia può aiutarci a rispondere a domande tutt'oggi inevase: perché proprio in Italia nacque il più grande Partito comunista dell'Occidente? Ebbe mai un'anima rivoluzionaria o fu la creatura di intellettuali borghesi? Da due cronisti di lungo corso un appassionante reportage sul Pci, la Rivoluzione russa e la politica italiana dagli anni venti a oggi, vicende parallele che si snodano su diversi piani di racconto, in cui svolte epocali si intrecciano ai destini dei singoli personaggi. Tra documenti e interviste inedite Mario Pendinelli e Marcello Sorgi si mettono sulle tracce dei protagonisti, seguendone il percorso attraverso i luoghi – dall'Italia alla Russia, dalla Bulgaria all'America – e i decenni, da Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti a Luigi Longo ed Enrico Berlinguer, fino al confronto con Massimo D'Alema, Piero Fassino, Paolo Gentiloni, Cesare Salvi, Walter Veltroni e Nicola Zingaretti. Completa il quadro una preziosa testimonianza di Umberto Terracini – componente del gruppo originario di Gramsci, Togliatti e Tasca, e presente alla scissione di Livorno –, a cui il libro contribuisce a ridare il giusto rilievo.
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Tutti i pregi e i difetti di un libro di argomento storico scritto da giornalisti (salvo eccezioni): piacevole a leggersi, ricco di aneddoti, sulle vicende del partito lacunoso e dispersivo, non senza errori (Gli USA che dichiarano - loro! - guerra a Germania e Italia MESI dopo Pearl Harbour, pag. 356). La parte più interessante è l'intervista finale a Umberto Terracini, che da sola merita.