Quinto non uccidere

Finora è il suo romanzo che mi è piaciuto di meno. Eccessiva la vanità e la presunzione del protagonista, che cambia ragazze come le cravatte che descrive meticolosamente come se dovesse andare a una sfilata di moda e non in una fabbrica abbandonata ad incontrare cinque nigeriani sadici e drogati. Tra uno shopping e l'altro del nostro eroe, il caso si risolve praticamente da solo,visto che l'abile detective non ne imbrocca praticamente una.

Dalla primissima pagina l'ho letteralmente divorato, rare volte mi é successo di non poter smettere di leggere un libro. Romero é brillante, ironico, ma soprattutto accurato nelle sue descrizioni dei paesaggi e dei personaggi, tanto che mi sono ritrovata improvvisamente in una Treviso che, prima, conoscevo superficialmente e in mezzo a persone quasi reali... lo consiglio!

c'è questo scrittore, dal nome esotico, che richiama grandi autori sudamericani, come juan octavio prenz, o portoghesi, come josé saramago. ma c'è anche che, invece, lui vive a treviso. e che qui ambienta i crimini dei suoi romanzi. la città che conosci leggendo romero è amena, a tratti incantevole. i suoi ritmi assolutamente normali, come possono essere quelli di noi lettori, che abbiamo in mano il libro. ma, nelle pieghe della normalità, lo stile ritmato e caustico di romero scopre delitti sadici. ora è la volta del serial killer, che lascia una firma sui corpi inermi. e, come sempre, solo l'istinto di carlo caccia può indagare nella giusta direzione, muovendo come burattini polizia e pubblici ministeri. con il plus, in 5. non uccidere, di avere come spalla il bel personaggio che è zottarelli, collega e amico che si fa beffe del fascino di caccia, ma che ne esalta la bravura di detective. la trama regge, e mantiene concentrati fino all'ultima parola.