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Anno edizione: 2015
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Questi Racconti d'amore, scritti con leggerezza e sottile ironia, intessono un'immagine quantomeno inattuale del rapporto uomo-donna, un'immagine sintetizzabile in termini di incanto. La donna vista come fonte di incanto, di meraviglia, letta nella sua alterità misteriosa all'uomo, a lui irriducibile, creatrice di mondi suoi propri, a cui il maschio può accedere solo se invitato, solo se apprende a muoversi con delicatezza e rispetto in un mondo che non è il suo. Dice uno dei racconti: «Eh già, è proprio vero, si fa l'amore così come si vive». Con attenzione o negligenza, lentamente o sbrigativamente, con fantasia o inespressività, annoiati o appassionati, con dolcezza o con arroganza, con golosità o inappetenza, comprando o ricevendo in dono, per abitudine o come una scoperta che ogni volta si rinnova, curandosi dell'altro o pensando esclusivamente al proprio vantaggio, considerando l'altro una persona in tutta la sua complessità o solo uno strumento per il proprio piacere momentaneo... Un terreno ideale, l'amore, per creare incanto e bellezza. L'incanto è strettamente imparentato col sogno. Non sapersi incantare significa non saper sognare, essere incapaci di alzarsi in volo, di trascendere la pesantezza del reale, restare prigionieri della propria angusta identità, di uno sguardo rivolto unicamente a se stessi, significa abitare orizzonti chiusi, non sapersi proiettare nell'oltre che abolisce i confini. Emily Dickinson diceva che la speranza si nutre del bello. Come alimenteremo la nostra speranza in una vita migliore, se non siamo capaci di creare bellezza nemmeno nella relazione più tenera?
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