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Radical chic. Il fascino irresistibile dei rivoluzionari da salotto
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Radical chic. Il fascino irresistibile dei rivoluzionari da salotto - Tom Wolfe - copertina
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Radical chic. Il fascino irresistibile dei rivoluzionari da salotto

Descrizione


"Radical Chic" è il tagliente articolo in cui Tom Wolfe descrive il curioso fenomeno sociale, sorto alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti, del corteggiamento da parte dell'élite newyorkese di ogni possibile rivoluzionario radicale, dagli antimilitaristi agli hippy psichedelici. L'occasione che ispirò a Wolfe la celebre definizione "Radical Chic" fu il ricevimento organizzato a Manhattan il 14 gennaio 1970 da Felicia Bernstein, moglie del compositore e direttore d'orchestra Léonard, per sostenere la causa del gruppo rivoluzionario marxista-leninista delle Pantere Nere. La serata si svolse nell'attico di tredici stanze che i Bernstein possedevano a Park Avenue, e Wolfe ne scrisse un ampio e caustico resoconto intitolato "These Radical Chic Evenings", pubblicato nel mese di giugno sul "New York Magazine". Confluito in un secondo momento nel libro "Radical chic & Mau-Mauing the Flak Catchen", il testo è una satira irresistibile della buona coscienza progressista, che oggi come allora non resiste alla tentazione di unire benessere materiale e retorica rivoluzionaria.
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Dettagli

2014
30 settembre 2014
135 p., Brossura
9788868264697

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Ho letto la prima edizione “Rusconi” dell’aprile 1973, di cui riporto, qui di seguito, parte dell’introduzione: “In questo libro, composto da due racconti-cronache, Wolfe mette alla berlina quegli ambienti Chic Radicale di cui esiste anche una versione italiana, descrivendo una serata mondana all’insegna di Invita-una-Pantera-Nera-al-Cocktail. Quando “Lo Chic Radicale” apparve per la prima volta nel giugno del 1970 sul “New York Magazine”, lo scandalo fu grande.” Sono convito che Tom Wolfe (1933-2018) ci abbia lasciato un vero e proprio saggio sociologico sulla società statunitense e non solo. Se guardiamo all’odierna situazione italiana, secondo me, quello del “Radical Chic” (o “Chic Radicale”) è forse un concetto, in gran parte, superato. Mi spiego. Sono convinto che siamo ormai giunti a uno stadio successivo: il “Radicalismo di massa”. Per cui certi elementi ideologici appartenuti un tempo alla ristretta schiera dei “Radical Chic”, si sono ormai diffusi a macchia d’olio, finendo per diventare prerogativa di ampie fette della popolazione. A tal riguardo, il compianto Augusto Del Noce fu senz’altro profetico. Infatti, nel suo “Il suicidio della rivoluzione” (Aragno, 2004), egli scriveva che “l'esito dell'eurocomunismo non può essere che quello di trasformare il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata”. Sono convito che a tale processo di estensione del “radicalismo” alle masse, abbia senz’altro contribuito la trasformazione della società italiana in “Società signorile di massa” (Luca Ricolfi, La nave di Teseo, 2019) e che la Rivoluzione del ’68 sia stato il catalizzatore più potente di tale "trasbordo ideologico" della società. L’ideologia radicale, un tempo assai minoritaria, è oggi talmente diffusa da spingere alcuni movimenti politici, d’ispirazione marxista, a cambiare il proprio fine politico trasformandosi, di fatto, da partiti di classe, in “partiti radicali di massa”.

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Un vero e proprio saggio sociologico sulla società statunitense e non solo.

Ho letto la prima edizione “Rusconi” dell’aprile 1973, di cui riporto, qui di seguito, parte dell’introduzione: “In questo libro, composto da due racconti-cronache, Wolfe mette alla berlina quegli ambienti Chic Radicale di cui esiste anche una versione italiana, descrivendo una serata mondana all’insegna di Invita-una-Pantera-Nera-al-Cocktail. Quando “Lo Chic Radicale” apparve per la prima volta nel giugno del 1970 sul “New York Magazine”, lo scandalo fu grande.” Sono convito che Tom Wolfe (1933-2018) ci abbia lasciato un vero e proprio saggio sociologico sulla società statunitense e non solo. Se guardiamo all’odierna situazione italiana, secondo me, quello del “Radical Chic” (o “Chic Radicale”) è forse un concetto, in gran parte, superato. Mi spiego. Sono convinto che siamo ormai giunti a uno stadio successivo: il “Radicalismo di massa”. Per cui certi elementi ideologici appartenuti un tempo alla ristretta schiera dei “Radical Chic”, si sono ormai diffusi a macchia d’olio, finendo per diventare prerogativa di ampie fette della popolazione. A tal riguardo, il compianto Augusto Del Noce fu senz’altro profetico. Infatti, nel suo “Il suicidio della rivoluzione” (Aragno, 2004), egli scriveva che “l'esito dell'eurocomunismo non può essere che quello di trasformare il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata”. Sono convito che a tale processo di estensione del “radicalismo” alle masse, abbia senz’altro contribuito la trasformazione della società italiana in “Società signorile di massa” (Luca Ricolfi, La nave di Teseo, 2019) e che la Rivoluzione del ’68 sia stato il catalizzatore più potente di tale "trasbordo ideologico" della società. L’ideologia radicale, un tempo assai minoritaria, è oggi talmente diffusa da spingere alcuni movimenti politici, d’ispirazione marxista, a cambiare il proprio fine politico trasformandosi, di fatto, da partiti di classe, in “partiti radicali di massa”.

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andreamaddy
Recensioni: 5/5

Sagace e feroce critica all'alta (anzi stra alta visto che siamo a Manhattan) borghesia neworkese, Wolfe mette alla berlina le ipocrisie dei benpensanti riformisti anni 70...davvero divertente e sempre attualissimo, da leggere e rileggere!

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Tom Wolfe

1930, Richmond

Tom Wolfe è stato un giornalista e scrittore statunitense. Ha collaborato dal 1959 con diversi giornali, applicando al reportage le tecniche proprie della narrativa, secondo lo stile del new journalism. La sua notorietà si è consolidata con la pubblicazione del primo romanzo, La baby aerodinamica kolor karamella (The kandy-kolored tangerine-flake streamline baby, 1965). Hanno fatto seguito numerosi volumi tra i quali Lo chic radicale (Radical chic, 1970), una satira dell’atteggiamento politico degli intellettuali newyorkesi; Maledetti architetti (From Bauhaus to our house, 1981), in cui W. mette in ridicolo la pretenziosità del mondo dell’arte, e altri in cui il talento narrativo e giornalistico è messo al servizio di una critica corrosiva della...

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