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Leggere questo libro vuol dire essere catapultati nei sobborghi della periferia romana, nel cuore di una Italia del dopo guerra che cerca di ricostruire una propria identità. Entriamo a far parte di un gruppetto di ragazzi del basso proletariato, che sembrano avere, come unica vera famiglia e casa, solo la strada. La trama si svolge intorno alle giornate del protagonista, Riccetto e dei suoi “compagni di vita”, al lettore sembra quasi di percepire l’odore, il rumore e i colori della capitale, sembra di essere lì ad ascoltare i dialoghi in dialetto romanesco, a vivere insieme a Riccetto e agli altri ragazzi di strada la banale routine di tutti i giorni che ruota intorno al vagabondare, alla piccola delinquenza, al dormire all’aperto, a legami affettivi molto deboli. Il lettore può avvicinarsi empaticamente ad ogni personaggio, che appare come vittima di una violenza esterna, intrinseca all’ambiente, violenza che trasforma e impoverisce l’animo umano, il lettore si sente impotente di fronte alla vita che scorre tra le pagine e spesso prova rabbia di fronte all’impossibilità di cambiamento. Le possibilità di vita sembrano infatti essere l’integrazione in una società malata, con le sue periferie sgretolate e sporche o l’annichilimento definitivo. Pasolini sorprende perché rimane negli anni di una attualità drammatica, descrivendo uno spaccato di società senza retorica e senza censure, interrogandosi sul vivere senza la protezione di legami affettivi familiari, senza la protezione della cultura, senza la protezione di una società che accolga. E anche il lettore si sente senza protezioni, messo a nudo, impotente di fronte a una storia che non ci appare così lontana né nel tempo né nello spazio.
Amo Pasolini ma stavolta lo devo stroncare. Avevo ben altre aspettative su questo romanzo, ed alte. Forse troppo. Mi ha deluso parecchio, tanto che non sono riuscito a portarlo a termine. Non comprendo l'esaltazione che si è fatta di questo romanzo. Sgradevole la prosa, inefficace. Priva della benché minima capacità di prendermi, catturami. E disordinata la trama, che presenta una serie di avvenimenti susseguirsi in maniera convulsa e poco chiara.
Con il suo uso sapiente del discorso indiretto libero PPP ci regala una cruda testimonianza della vita nelle borgate romane: da leggere!
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