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Molto interessante e appassionante, personalmente mi ha aperto porte su realtà sconosciute. Un album fotografico per un viaggio all'interno delle varie culture odierne.
il mondo e' cosi ma vale la pena leggerle ste cose sono importanti e sincer.fanno parte di nostre vite.penso che sia un libro giusto
Recensioni
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Maria Pace Ottieri, scrittrice e giornalista che ha fatto del reportage sul campo la sua missione, in questo nuovo, originale libro affronta un tema inusuale alla sua precedente produzione: la ricchezza e i modi di produrla nei Paesi poveri. La Ottieri, attraverso tredici, corpose interviste cerca risposte a una serie di interrogativi: "Come sono i ricchi dei Paesi poveri? Pensano e si comportano in modi diversi dai nostri? E come li vede il resto della popolazione? Con ammirazione, con ribellione, con rispetto o con invidia?"
L'idea del libro nasce dalla constatazione che le grandi fortune non siano più appannaggio degli Stati Uniti e della vecchia Europa, ma si accumulino in Paesi che fino a 20 anni fa appartenevano al Terzo mondo. Così l'autrice parte da Bombay, città da 17 milioni di abitanti dove opera Vijay Mallya, il proprietario della più grossa fabbrica indiana di birra e alcolici, la United Breweries. Vive come uno zar, tutto ingioiellato, si circonda di modelle e star di Bollywood, frequenta le notti mondane di Delhi come le aste di Londra e New York. Il suo gruppo è il numero due nel mondo e lui è uno che crede nel lavoro duro. Eletto in Parlamento nel 2002, è convinto che le aziende abbiano un obbligo verso la società. Un imprenditore tenace e paziente come sono gli indiani, che punta tutto sulla nuova India dell'elettronica, delle biotecnologie e dei servizi, ma la cui famiglia vive a San Francisco. Un uomo determinato e attivissimo che, terminata l'intervista, riprende solerte a "rispondere a due cellulari alla volta".
Il libro è una serie di incontri, uno più curioso dell'altro. A Bangalore, nella Silicon Valley indiana, con Azim Premji che è il padrone della Wipro ed è considerato il Bill Gates dell'India. O quello con Adi Godrej, a capo di uno dei più grandi gruppi industrial-manifatturieri dell'India, convinto assertore del libero mercato.
Dopo i magnati indiani, l'attenzione della Ottieri si sposta sui grandi tycoon di Cina, Indonesia e Thailandia, su imprenditori dell'Egitto e del Sudafrica, ma anche di paesi più vicini a noi come l'Albania e la Turchia. A Chengdu, capitale del Sechuan, in Cina, la giornalista intervista Liu Hanyuan, fondatore della Tongwey, che è il primo allevatore su scala industriale di pesci d'acqua dolce, il più grande produttore di mangimi animali della Cina, uno che ha contribuito a modificare l'alimentazione dei suoi connazionali. Un ottimista, il cui sogno è quello di esportare il suo pesce "allevato e non inquinato" in tutto il mondo, Occidente compreso.
Un libro intenso, di ritratti nitidi, nel quale Maria Pace Ottieri fa capire come, dopo secoli di bonaccia, il vento della storia (e di una nuova ricchezza) soffi impetuoso sui paesi dell'Oriente.
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