Le ricette della signora Tokue

Dolore, amicizia e rinascita sono gli ingredienti di questa storia delicata e, a tratti, surreale, che, in perfetto stile giapponese, mitiga, attraverso la dolcezza dei dorayaki e la poesia dei ciliegi in fiore, l'orrore delle inutili sofferenze inflitte, fino a qualche anno fa, agli ammalati di lebbra.

I protagonisti di questo romanzo, la signora Tokue e il signor Sentarō, sono entrambi provati da vicende dolorose, seppure molto diverse tra loro. Incontrandosi, svelano affinità improbabili e aneliti di un'umanità profonda, difficili da scorgere alla prima apparenza. Ciò che ne risulta è una nuova speranza, ben rappresentata dalla figura di Wakana, ragazza schietta e sensibile. Così, un uomo che parla poco, una donna che parla molto e una giovane studentessa, si pongono davanti alla vita "in ascolto" del mondo, e riescono a sgretolare le sbarre di una prigione, i muri di siepe di un lebbrosario, gli stereotipi del successo. Questo romanzo ti arriva addosso gentile e potente come una cascata di petali di ciliegio e trasforma in poesia anche l'esperienza più dura. La scrittura è essenziale, perfetta.

Il libro è il racconto lieve e scorrevole di una strana amicizia. Lo stile è tipicamente giapponese ma, con un linguaggio semplice e soffuso, riesce a parlare di amicizia e malattia usando il pretesto della preparazione dei dorayaki e della marmellata di fagioli azuki. L’invito del libro è quello di “restare in ascolto”, non solo della marmellata ma della vita in generale.