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Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2024
Presentato da Gianni Amelio nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.Più o meno tutti, come Barbi – il protagonista – siamo riusciti a deludere un vecchio amico, a tiranneggiare qualcuno ingiustamente. Più o meno tutti, come lui, non siamo stati all’altezza di una storia d’amore, né abbastanza riconoscenti con chi lo meritava. Ci siamo fatti dimenticare. O peggio, ricordare nel modo sbagliato. Può esserci una seconda occasione?
«Tutto è clima, ci dice Di Paolo, lasciandoci un’ultima domanda su cui meditare: “Perché si è raffreddato tutto?"» - Lisa Bentini per Maremosso
Un uomo cammina lungo le rive di un grande lago tedesco. È partito all’improvviso, dopo avere provocato una serie di “incidenti emotivi”, come lui stesso li definisce. È ripiombato nella vita di persone che non vedeva da tempo. Ha risposto a email rimaste lì per quindici anni, facendo domande fuori luogo. Ha provato a riannodare fili spezzati. Mauro Barbi, storico di professione, cerca di aggiustare i ricordi degli altri – le persone che ama e ha amato – proponendo la sua versione dei fatti. Cerca di costruire una “memoria condivisa” che lo riguarda. Ma che impresa è? Forse c’entra una Piccola era glaciale privata, un processo di raffreddamento che ha spopolato la sua esistenza. Dove sono Fiore, Arno, il vecchio Cardolini, Meri, la Ragazza belga di Madrid? Dov’è Anna? Dove sono tutti? Forse il lago a cui ha dedicato anni di studio può dargli le risposte che cerca. Vede, anzi immagina, l’immensa lastra di ghiaccio che lo copriva da sponda a sponda quattro secoli e mezzo prima. Il sole pallido su una catasta di uccelli morti. Un lunghissimo inverno che travolse l’Europa con i suoi venti polari, le grandinate furiose, le inondazioni. Una remota stagione estrema che faceva battere i denti, perdere la speranza, impazzire. Come se ne uscì? Come se ne esce? Le immagini del passato ci ingannano sempre. Barbi prova a rientrare nel presente, con tutta l’ansia e la fatica che richiedono i gesti semplici. Uno in particolare potrebbe cambiare tutto. In questo suo "Romanzo senza umani", dove gli umani sono a fuoco più che mai, Paolo Di Paolo interroga i disastri climatici delle nostre singole vite. Gli anni senza estate, i desideri furiosi come acquazzoni tropicali, le secche della speranza, il gelo che intorpidisce e nasconde. E poi il disgelo, che finalmente riporta alla luce. Che cosa ricordano, gli altri, di noi?
Proposto da Gianni Amelio al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «La Storia può diventare romanzo? Mauro Barbi, storico di professione, ha dedicato anni di studio allo stesso, remoto evento: la piccola era glaciale che nel tardo Cinquecento ha investito il territorio del lago di Costanza, in Germania. Nel frattempo, nell’era del grande caldo, è come se lui stesso si fosse congelato, e congedato dalle persone che hanno popolato la sua esistenza. È così che intraprende un viaggio: torna dopo anni proprio lì, su quel lago. Senza un vero motivo, se non quello – forse inconsapevole – di essere di nuovo presente a sé stesso. Con una lingua letteraria che colpisce per intensità, nel suo Romanzo senza umani Paolo Di Paolo affronta ancora una volta, e in modo molto originale, le domande fondanti della sua narrativa, a partire dal valore e dalla sostanza della memoria: “Cosa ricordano, gli altri, di noi?”. Un romanzo stratificato, denso e ironico, che riesce ad attraversare, lungo un viaggio, i nodi di un’intera vita, e un po’ di tutte le vite. Il rapporto con i maestri, con il corpo che si riscopre nella nudità, in un centro termale che fa pensare a Thomas Mann. E ancora, gli atti mancati che paralizzano. I pomeriggi che restano, come il presente, che è l’unica ricchezza. E anche il rapporto con ciò che studiamo, con lo scopo che diamo alla nostra esistenza, fino a dimenticarci di viverla. Al protagonista capita di raccontare – in pagine esilaranti – quella remota era glaciale nello spazio di pochi secondi di un affollato talk show televisivo. Tante domande e tanti incontri umanissimi, a dispetto del titolo. Fino a scoprire, sul piano del metaromanzo, che la possibile via di uscita, il vero gesto di coraggio, è l’atto stesso di scrivere.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
In "Romanzo senza umani" Mauro avrebbe bisogno di una macchina del tempo perché "non è facile leggere la vita mentre accade". I temi proposti da Paolo Di Paolo sono interessanti e molto attuali, si va dalla rilettura del passato al valore dei ricordi, all'impatto delle attività umane sull'ambiente al legame con i luoghi che ci sono cari. Tutto l'insieme mi è parso poco convincente sia nella costruzione della storia che nell' incisivita' altalenante della stessa. Sicuramente preferisco ricordare le sensazioni di "Mandami tanta vita".
Cosa ricordano gli altri di noi? Questa è la domanda che ci accompagna durante l'intera lettura. Un viaggio alla riscoperta di se e sugli effetti che hanno i cambiamenti climatici su tutti gli esseri umani. Le basi per un buon romanzo ci sono tutte ma non ho amato lo stile narrativo dell'autore.
Un romanzo intellettuale, inutile negarlo, ma non inaccessibile. D'altra parte la mente che narra, l'io narrante, è accademica, come altro avrebbe dovuto esprimere i propri pensieri. Le parti che riportano le cronache dei secoli gelidi sono davvero piacevoli tanto da invogliare a ulteriori approfondimenti. Per me avrebbero potuto dilungarsi e dilatarsi per capitoli e capitoli. Invece, forse sono soprattutto il pretesto strutturale affinché l'autore possa mostrare il suo messaggio filosofico che riguarda il tempo, la frammentazione di ciò che siamo per gli altri nel tempo della memoria. Persino per noi stessi la percezione del sé si modifica, vanifica e si perde negli anni. Ciò che siamo è una mistificazione proteiforme che lascerà forse qualcosa dopo la nostra morte, ma che non ci apparterrà, come forse non ci è mai appartenuto in vita. Ho trovato interessante, se non mi sbaglio, un uso ricco, talvolta curato, professorale della lingua, ma anche una certa personale espressività che travalica ogni dettame di scuola, ad esempio l'uso della triade di elementi descrittivi, cui può seguire talvolta una coppia ulteriore di attributi.
Recensioni
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