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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2005
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Il peggiore libro sulla storia del Risorgimento che abbia mai letto. Le informazioni contenute in questo piccolo saggio non sono per nulla dettagliate, a maggior ragione se si considera il fatto che si tratti di una monografia; molto più esaustivi i normali manuali universitari di storia contemporanea generale. L'uso delle fonti è arbitrario e insufficiente. L'autore sembra poco a suo agio sull'argomento e ancora di più su temi che non riguardano direttamente la storia politica ed economica, come ad esempio la letteratura italiana, di cui dimostra di conoscere ben poco, e la linguistica, in quanto affronta gli importanti temi sulla questione della lingua italiana con un pressapochismo dilettantesco e con un certo tono oscurantista. Il libro ormai inizia ad essere datato e possono essere benissimo trovati in commercio opere più recenti e storiograficamente più fresche; ma probabilmente questo libro risultava già antiquato, nella sua impostazione, nella sua retorica e nel suo modo di trattare i fatti, nell'anno della sua uscita. assolutamente sconsigliato.
Un buon libro sull'unificazione italiana da abbinare a manuali più corposi. A mio avviso lo sguardo degli autori è molto critico e, leggendo l'introduzione, si può percepire la tesi di fondo: il Risorgimento italiano ha un suo svolgimento e sviluppo storico: i vari Balbo, Cavour, D'Azeglio, non immaginavano o addirittura desideravano nel loro intimo un'unificazione completa e straordinaria come quella che poi effettivamente avvenne nel 1861. Piuttosto, si resero sempre più conto di come un'unificazione della penisola italiana fosse necessaria per raggiungere quelli che erano altri scopi: indipendenza dei vari stati dall'occupazione straniera (Austria), necessità di riforme costituzionali, ammodernamento, sviluppo economico etc. Ho trovato alcune curiosità che in altri manuali non ci sono, e interessante anche il capitolo sulla pittura risorgimentale e le donne.
Ci sono libri molto migliori sul risorgimento, prendendo questo libro pensavo che essendo un libro scritto quasi esclusivamente da un autore inglese Derek Beales, con solo qualche capitolo scritto da Biagini Eugenio fosse un libro più realistico degli altri, quando invece vale la solita retorica pro risorgimetale, anzi questa retorica in questo libro è spinta all'estremo, con la ricerca delle redici del risorgimento nel '700, quello scritto sul libro è quasi tutto vero, ma le omissioni e le piccole menzogne sono presenti anche qui, anche se il libro racconta quasi sempre la verità. Il più grosso errore è quello riferito a Tullio De Mauro, in questo caso l'autore sbaglia e De Mauro ha ragione, prima dell'unità solo il 2,5% delle persone residenti sul suolo della futura italia conosceva l'italiano, ed erano persone appartenenti a questa elit che avrebbe fatto l'italia. Perchè l'autore del libro sbaglia? Perchè è da circa 30 anni che le Lingue Regionali hanno ricevuto il loro giusto riconoscimento come Lingue, per cui il Piemontese non è più da considerare dialetto, come non lo è il Lombardo, il Vento, il Siciliano ecc ... il popolo non conosceva l'italiano, per cui usava la loro lingua locale, ed anche senza un riconoscimento a livello Europeo, molti scrittori come il citato Vittorio Alfieri hanno sempre affermato una l'incomprensibilità tra questi cosiddetti "dialetti". Il libro tratta l'argomento dal punto di vista storico risorgomentale, il che è errato, le lingue vanno trattate dal punto di vista linguistico perchè oggettivo. Ci sono capitoli di dubbio interesse come la presenza delle donne nel risorgimeto, ed il risorgimento nell'arte, queste pagine dovevano essere usate per descrivere meglio gli avvenimenti e le persone coinvolte, che sono raccontati in modo superficiale. Criticabile in molti altri punti, in particolare sui sui referendum che erano democratici perchè in quel periodo così si facevano tutto il mondo, ecc... manca lo spazio per continuare.
Recensioni
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