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«L'anima dapprima nasce», dise ambiguamente, «in quei momenti di cui ti ho parlato. Ha una nascita lenta e oscura, più misteriosa della nascita del corpo. Quando nasce l'anima di un uomo in questo paese, le vengono gettate reti per impedirle di fuggire. Mi parli di nazionalità, di lingua, di religione. Io cercherò di sfuggire a quelle reti.»
Il Ritratto dell'artista da giovane è la storia di una mente creativa: un'educazione intellettuale, insomma, piuttosto che sentimentale. Attingendo ampiamente alla propria biografia, Joyce racconta, in uno stile mirabile per inventiva e fantasia, la formazione della personalità del giovane protagonista Stephen Dedalus, il suo alter ego, dall'infanzia nel collegio gesuita alla scoperta della vocazione per l'Arte. Sembra proprio che parli Joyce per bocca di Dedalus, quando dice: «Tenterò di esprimere me stesso in qualche modo di vita o di arte, quanto più potrò liberamente e integralmente, adoperando per difendermi le sole armi che mi concedo di usare: il silenzio, l'esilio e l'astuzia». Un capolavoro della letteratura, dall'autore dell'Ulisse.
Scritto nel 1916, 'Il Ritratto dell'Artista da Giovane' non è solo l'autobiografia joyciana, ma anche un Kuenstlerroman, il romanzo che descrive le tappe dell'iniziazione artistica (ma soprattutto umana) di Stephen Dedalus, la prefigurazione del proto-artista joyciano, da una parte vittima e martire (s. Stefano, ma anche Byron e Parnell), ma dall'altra il creatore, il realizzatore di una nuova esistenza a Parigi, fuori dalla gabbia irlandese (Dedalo). Le isotopie della sofferenza e della creatività sono già presenti nel protagonista, sofferente per la rigida istruzione gesuita e per il suo stato di outcast impregnato di Romanticismo. Se in 'Gente di Dublino' Joyce mischiava simbolismo, naturalismo e critica sociale, nel 'Portrait' siamo di fronte alla descrizione del suo passato, fatta con la dovuta distanza e finalmente può descriversi pienamente, intento ad abbandonare le tre reti. Straconsigliato e cinque stelle strameritate.
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